Russia, la gola profonda: "Cosa succede se fanno fuori Putin"
"Tante persone sono convinte del fatto che è importante cambiare Putin, non importa con chi. Ma pensare che dopo di lui arrivino come per incanto democrazia e diritti umani è un colossale abbaglio. La nostra storia dimostra che qualcuno di peggio lo si trova sempre". A parlare è Nikolaj Rybakov, presidente di Yabloko, l’unico partito russo di opposizione ancora legale e a piede libero. Lo ha intervistato Marco Imarisio per il Corriere andando a Mosca, nella sede di Yabloko, per parlare del tentato golpe di Prigozhin che ha di fatto aperto una fase nuova in Russia, anche per chi dissente. "Potrebbero metterci su un treno e spedirci in Siberia", ironizza con Imarisio questo economista, ex deputato, di formazione liberale.
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L’insurrezione militare di Prigozhin, puntualizza Rybakov è "un fatto importante, che ha rivelato la fragilità dell’attuale potere, ma che per ora non cambierà molto degli attuali equilibri. E non saranno certo i dissidenti in esilio a farlo cadere, con le loro ricette estreme". "Chi sostiene che non ci saranno novità, sa in cuor suo di mentire", sottolinea. "In Russia cambia tutto rapidamente. Ma chi costruisce la propria politica seguendo quel che farà o non farà Putin, commette l’ennesimo errore". "Putin", insiste il presidente di Yabloko, "è solo una parte del sistema che ha formato e rafforzato, che gli sopravviverà, del quale non è però l’artefice. Il presidente ha terminato la costruzione della casa. Ma le fondamenta sono state posate da altri". Ovvero, spiega Rybakov, "gli autori delle folli riforme degli anni Novanta che hanno spolpato lo Stato e reso ricche poche migliaia di persone". "Siamo consapevoli del fatto che le nostre elezioni non sono democratiche, non sono libere, e neppure oneste. E così sarà anche per le presidenziali del prossimo marzo. Ma noi continuiamo a partecipare", conclude Rybakov nell'intervista, "per dare alla gente una possibilità. Per fare in modo che le persone siano pronte nel momento in cui ci saranno elezioni normali, degne di un Paese normale. Prima o poi, succederà".
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