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Mucche, "200mila da abbattere": la strage in nome del clima

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Era una delle più grandi leggende legate, in qualche modo, alla questione dell’inquinamento mondiale, anche se ai tempi si calcava più che altro sul fantomatico “buco dell’ozono” - vale a dire la riduzione dello spessore dello strato di ozono nell’atmosfera terrestre, fascia che ci protegge dai raggi ultravioletti, e dunque assottigliandosi ci esporrebbe alle conseguenze del cosiddetto “effetto serra”. Ma sì, quello che oggi viene comunemente definito “riscaldamento globale”. Ecco, si diceva che fra le cause principali della riduzione dell’ozono ci fossero nientemeno che le flatulenze dei bovini. In sostanza, i peti del miliardo e 300 milioni di bovini presenti al mondo sarebbero responsabili anche del cambiamento climatico. In realtà, la tesi è stata oltremodo ridimensionata, ma evidentemente è rimasta particolarmente evocativa. Basti pensare che l’Irlanda, peraltro famosa in tutto il globo terracqueo per le sue prelibate bistecche di manzo e anche per un latte considerato altrettanto buono, potrebbe abbattere quasi 200mila mucche nei prossimi tre anni, e proprio per combattere così dicono, così credono- il cambiamento climatico. Per adesso è una proposta, sia pur avanzata dal dipartimento dell’Agricoltura di Dublino, preoccupato che il Paese rispetti gli obiettivi climatici dell’Unione europea, in base ai quali Dublino dovrà ridurre del 30% le sue emissioni di Co2 entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. E da che cosa cominciano? Dall’abbattimento delle mucche.

 


Come detto, i bovini in Irlanda sono una cosa seria, altroché: secondo stime ufficiali, ci sarebbero 2,5 milioni di bovini per la produzione di latticini e carne. Una produzione che rappresenta ben i due terzi di quella dell'intero comparto agricolo irlandese, e il 90% delle esportazioni agroalimentari. Questo business è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni: tra il 2013 e il 2022, le mucche da latte presenti nel Paese sono aumentate di ben il 40%. E con loro, secondo il dipartimento dell’Agricoltura, sarebbero cresciute anche le emissioni inquinanti. Tanto che «nei prossimi tre anni- così scrive- dovrebbero essere ritirate dal mercato circa 65.000 vacche da latte all’anno».


E gli allevatori, poveri? Per loro si tratterebbe di incassare un indennizzo di 3mila euro per ogni capo abbattuto. Una proposta che però al settore non piace proprio. , Per il presidente dell’Associazione dei fornitori di latte irlandese, Pat McCormack, degli abbattimenti si potrà eventualmente discutere soltanto se fossero proposti su base volontaria e con un adeguato budget per finanziarli, e non imposti. Si vedrà. D’altro canto, la questione della soppressione dei bovini pare non sia soltanto irlandese. Anche in Francia tiene bancio: la Corte dei conti transalpina ha recentemente chiesto di ridurne il numero, poiché gli allevamenti sarebbero responsabili di oltre l’11% delle emissioni di gas serra nel Paese. Stessa cosa in Olanda, dove però le aziende stanno protestando vivacemente: ne è nato addirittura un partito degli agricoltori, molto votato alle ultime elezioni locali.

 

 

 

 

 

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