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Vladimir Putin, l'ex spia: "L'inizio della fine, il ruolo della destra nazionalista"

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"Per Putin è l’inizio della fine": ne è convinto Chris Steele, ex capo del Russia Desk al servizio di intelligence britannico MI6. In un'intervista a Repubblica, riferendosi al tentato golpe di sabato scorso, ha azzardato addirittura un'ipotesi sul futuro del presidente russo: "Non credo che sarà al potere, quando si terranno le presidenziali Usa del 2024". 

 

 

 

A mettere in difficoltà lo zar è stato il gruppo Wagner guidato da Evgenij Prigozhin. E a tal proposito Steele, riferendosi sempre a Putin, ha spiegato: "Non sa come gestire la prima grande sfida subita dalla destra ultra-nazionalista. È stato bravo a sopprimere gli oppositori liberal e democratici, ma avendo costruito Prigozhin e Wagner, e dipendendo da loro, fatica a trattarli come traditori criminali". L'ex dirigente dell'MI6, poi, ha detto che a spingere Prigozhin a insorgere sarebbe stato un motivo in particolare, ovvero "la decisione del ministro della Difesa Sergej Shoigu di mettere i mercenari sotto il suo comando, perché ha approfondito la rivalità.
Prigozhin pensava di essere indispensabile e di forzare la mano di Putin per esautorare Shoigu".

 

 

 

Sull'accordo che alla fine ha portato Prigozhin alla ritirata, Steele ha spiegato: "Le cose non stanno come sembrano. In gioco c’erano potere e corruzione relativi alle attività di Wagner in Africa e Medio Oriente. Queste operazioni si conducono dietro le quinte in maniera criminale, e Prigozhin ha ricevuto garanzie di poterle continuare. Ciò lo ha persuaso a non marciare su Mosca, perché dalla reazione ha capito di aver esagerato". Infine, alla domanda sulla sopravvivenza del capo della Wagner, l'ex spia ha detto che è possibile "se lui obbedisce e si limita agli affari. Se insiste con la politica verrà eliminato".

 

 

 

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