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Energodar, "il vero obiettivo del Cremlino": l'incubo dell'attacco nucleare

Mirko Molteni
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Fa ancora paura la centrale nucleare di Energodar, nella porzione della regione di Zaporizhia occupata dai russi. L'impianto è chiamato “di Zaporizhia”, anche se la città con questo nome è di là dal fronte, sulla sponda opposta del fiume Dnepr, ancora in mano ucraina. Zaporizhia-città è a Nordest della centrale e ne dista in linea d'aria ben 52 km. Ieri lo Stato Maggiore dell’esercito ucraino ha parlato di nuovi attacchi su Zaporizhia, con l'impiego di 6 missili, 45 razzi e 33 raid aerei: «A seguito degli attacchi terroristici russi ci sono stati feriti tra i civili e danni a edifici e veicoli privati». Nel settore di Zaporizhia gli ucraini sono avanzati poco, come su tutta la linea, dato che ieri la viceministra della Difesa ucraina Hanna Maliar ha parlato di soli «130 km quadrati di territorio liberati dall'inizio della controffensiva», cioè dall'8 giugno.

 

 

Ancora pochissimo, un millesimo dell’area totale occupata dai russi. La maggior parte di quella limitata superficie è stata liberata nella prima settimana d’offensiva, mentre gli ultimi 7 giorni contano solo per 17 km quadrati, fra cui, ieri, il villaggio di Rivnopil. Segno che la controffensiva ucraina rallenta, salvo puntate di incursori, peraltro non nuove, oltre il Dnepr nell’area di Kherson. Degna di nota è stata la liberazione del villaggio di Piatykhatky, sulla sponda Est del Dnepr, potenzialmente alle spalle di Energodar per una manovra avvolgente, ammesso di averne le forza. Lì s'arresta il controllo russo della sponda Est, col fronte che devia nell'entroterra verso il Donbass. Perciò si teme che la centrale si trovi in mezzo a una battaglia, tenuto conto che il Gruppo Est dell'esercito russo, avrebbe «respinto due attacchi ucraini a Priyutnoye».


L’APPELLO DEL VESCOVO
Il capo del GUR, il servizio segreto militare ucraino, Kyrylo Budanov, sostiene che la Russia «ha preparato un attacco alla centrale nucleare». Dice che «le forze russe hanno minato i bacini di raffreddamento dell'impianto e spostato veicoli carichi di esplosivo verso 4 reattori su 6». Tuttavia, perfino l'Istituto americano per lo Studio della Guerra (ISW) ritiene «improbabile che i russi sabotino l'impianto, visti i rischi che comporta». Ciò perché «sarebbe più dannoso per le forze russe sulla sponda meridionale del bacino che per quelle ucraine sulla sponda opposta». L'Ucraina accusa i russi di voler far saltare la centrale sulla falsariga della diga di Nova Kakhovka. E l’arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, lancia un appello: «Le conseguenze della catastrofe nucleare travalicheranno i confini di Zaporizhzhia, di Kherson e dell’Ucraina, poiché le radiazioni non conoscono limiti geografici. Non possa alzarsi la mano dell’assassino per distruggere in questo modo l’umanità e il mondo che Dio ha creato!».

 

 

Prosegue: «Chiediamo di unire i nostri sforzi per fermare il ricatto nucleare ed impedire futuri crimini che i russi stanno pianificando di commettere sulla nostra terra». Ma può darsi che gli ucraini tentino di rinnovare l'allarme sulla centrale atomica, non nuovo, bensì ricorrente in tutta la guerra, per distogliere l'attenzione dai limiti della loro controffensiva. Più pericolosa pare la presenza di armi nucleari russe in Bielorussia, tanto che in America il Congresso esamina una mozione presentata dai senatori Lindsey Graham (repubblicano) e Richard Blumenthal (democratico) per impegnare gli Stati Uniti a far sì che «ogni uso di arma nucleare da parte della Russia o della Bielorussia e anche la dispersione di sostanze radioattive su paesi della NATO, sia considerato un attacco alla NATO, con attivazione dell'Articolo 5 dell'alleanza». Articolo che sancirebbe la guerra mondiale fra l'alleanza a guida americana e la Russia.


SU DUE FRONTI
Frattanto rispunta, come nulla fosse, il generale Sergei Shoigu, il ministro della Difesa russo di cui il ribelle Evgenj Prigozhin voleva la destituzione. Shoigu è apparso per la prima volta dopo la sollevazione della compagnia Wagner, in un filmato che lo ritraeva in visita a una postazione avanzata sul fronte del Donbass. Nessun accenno da parte sua alla crisi interna. Anche il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha visitato postazioni sul fronte. Raggiungendo le immediate retrovie del settore di Bakhmut, il leader di Kiev ha tenuto un discorso ai militari del Gruppo Strategico e Operativo “Khortytsia”. Zelensky ha distribuito medaglie e conferito col generale Oleksandr Sirskii, oltre a bere caffè coi soldati e farsi fotografare con loro. Il portavoce militare ucraino, Serhii Cherevatyi, sostiene che le truppe di Kiev sono avanzate di «600-1000 metri» (ancora poco!) nei settori a Nord e a Sud di Bakhmut. Mai russi hanno aumentato l'intensità degli attacchi aerei, martellando Odessa e distruggendo 30 postazioni d'artiglieria ucraine nella sola area di Krasny Liman. 

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