Shoigu e Gerasimov, una fine tremenda? "Vince Prigozhin", la vendetta
In un video in cui appare accanto al viceministro della Difesa russo, Vladimir Alekseev, il leader della milizia Wagner, Evgeny Prigozhin, chiede al ministro della Difesa, Sergei Shoigu, e al capo di Stato maggiore delle forze armate, Valerij Gerasimov, di andarlo a incontrare a Rostov, la città nella quale ha posizionato gran parte delle sue truppe. In caso contrario, l’ex “chef” di Putin, minaccia di marciare su Mosca alla testa dei suoi 25mila fedelissimi. Sono loro, Shoigu e Gerasimov, i due nemici di Prigozhin, coloro che il boss della Wagner considera responsabili degli insuccessi russi in Ucraina e dell’ingente numero di vittime tra i suoi miliziani.
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La colpa che Prigozhin attribuisce sopra ogni altra a Shoigu è quella di non essere un militare e quindi di non sapere nulla dello stare in battaglia. Originario della Repubblica autonoma di Tuva, un territorio della Siberia meridionale al confine con la Mongolia, si è laureato in ingegneria civile presso il politecnico di Krasnojarsk. In politica entrò durante il crepuscolo dell’Urss a fine anni Ottanta, divenendo uno dei leader locali del Pcus. Nel 1990 si trasferì a Mosca dove, un anno dopo, divenne capo del Dipartimento della protezione civile e successivamente ministro. Nel 2012 Putin lo mise a guidare la Difesa. È nell’elenco dei leader russi colpiti da sanzioni degli Usa e dell’Ue dal 2014, quando Mosca dichiarò l’indipendenza dall’Ucraina della Crimea e di alcune aree del Donbass. Accusato di praticare lo sciamanesimo, come molti a Tuva, nel 2008 aveva confutato quelle voci dichiarando di essere stato battezzato nella Chiesa ortodossa russa all’età di cinque anni.
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Persino più sprezzante che con Shoigu, Prigozhin è con Valerij Gerasimov, capo di Stato maggiore dal 2012 dopo una lunghissima carriera da militare iniziata tra le file dell’Armata Rossa nel 1976. Lo scorso maggio, l’oligarca della Wagner aveva definito su Telegram quello di Gerasimov «una m.... di comando militare». È il padre dell’omonima dottrina militare, ossia uno “stile di guerra” che, più che sulla forza militare, si basa su modalità di sovversione sociopolitica attraverso strumenti e modalità intersettoriali che riteneva gli Usa avessero utilizzato nelle primavere arabe del 2011 e che ha poi lui stesso applicato in Ucraina. Il golpe pare rientrato, Prigozhin quasi in esilio: eppure, Shoigu e Gerasimov adesso traballano.
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