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Putin e il golpe in Russia, "anche il Diavolo": parole pesantissime

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Sostenere anche il Diavolo pur di far cadere Vladimir Putin. L'oppositore russo e uomo d'affari in esilio, Mikhail Khodorkovsky, ha chiesto di aiutare il leader del gruppo Wagner, Evgeni Prigozhin, nella ribellione contro l'esercito russo, per combattere il regime del presidente Putin. "Sì, anche il diavolo dovrebbe aiutarlo se decidesse di andare contro questo regime! Se questo bandito (il signor Prigozhin) vuole disturbare l'altro (Putin, ndr), non è il momento di fare smorfie, ora dobbiamo aiutare", ha scritto su Telegram l'oligarca, nemico storico dello Zar. La situazione, in Russia, è di grande caos. Prigozhin all'alba ha occupato Rostov, città russa al confine con l'Ucraina, non trovando nessuna contrapposizione dall'esercito regolare russo. E ora il leader del Gruppo Wagner si dirige verso Mosca, in un attacco senza precedenti al potere di Putin, di cui era un fedelissimo. Il presidente ha definito Wagner "una minaccia mortale alla Russia" e la sua azione "una pugnalata alle spalle", dando l'ordine di "neutralizzare" il capo dei miliziani e ponendo la capitale Mosca in regime speciale anti-terrorismo, con le forze armate a presidiare i palazzi del potere.  

 

 

 

La domanda delle domande ora è una sola: chi vincerà fra Putin e Prigozhin? "Questo non è sport, è una guerra. Abbiamo informazioni limitate e la situazione è molto dinamica. Bisogna aspettare per avere conclusioni certe, ma i prossimi giorni saranno molto indicativi", ha spiegato dall'Austria, partecipando all'Europa Forum, il presidente bulgaro Rumen Radev. La Nato sta "monitorando" la situazione scoppiata nelle ultime ore, mentre dai vertici dei Paesi europei c'è grande cautela.

 

 

 

La ribellione aperta di Prigozhin in ogni caso rappresenta "la sfida più significativa allo Stato russo" nella storia recente. Lo sostiene l'intelligence britannica nel rapporto quotidiano dedicato alla guerra in Ucraina. Secondo Londra, i reparti Wagner sono rientrati in territorio russo attraversando il confine ucraino in più punti e mirano, dopo Rostov, verso Voronezh, con l'intenzione poi di "raggiungere Mosca". Un progetto il cui fallimento dipende ora dalla lealtà al Cremlino "della Guardia Nazionale", prosegue il rapporto, stando al quale alcune unità dell'esercito avrebbero mostrato inizialmente "acquiescenza" verso gli insorti. Un segnale preoccupante per il presidente Putin.

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