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Titan, Michele Serra: "Morire in una capsula...", quel dibattito agghiacciante

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La morte non conosce tasche. Per i turisti a bordo del Titan e per i membri dell'equipaggio non c'è stato nulla da fare: sono morti in una frazione di secondo per l'implosione del piccolo sottomarino. Ma a sinistra si è aperto un dibattito (dell'orrore) sulla morte dei ricchi e la morte dei poveri. Per intenderci la sinistra ha usato la tragedia del Titan per portare acqua ancora al mulino dell'immigrazione senza freni. Ad aprire le danze è stata la segretaria del Pd, Elly Schlein che ha affermato: "Mi fa impressione il dispiegamento di mezzi di ricerca per quattro persone che comunque hanno pagato moltissimo per fare questo, 250mila euro, e trovo del tutto inaccettabile e ingiusto che l’altro giorno sulle coste greche non si sia mosso un dito per salvare 750 migranti che avevano solo la colpa di non tollerare soprusi, ingiustizie, torture, chi fugge da guerre e discriminazioni di ogni sorta".

Ma la Schlein non è l'unica a pensarla così. E così Michele Serra nella sua Amaca su Repubblica si avventura in paragoni estremi: "Morire in una capsula sottomarina dev’essere terribile, altrettanto morire in una stiva che si riempie d’acqua mentre il guscio nel quale si credeva di poter galleggiare si inabissa. Capita soprattutto ai bambini – centinaia, migliaia – che sono in fondo al Mediterraneo (“ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek”…) a meno che una pietosa risacca li deponga su una spiaggia. Pensatela come volete: ma qualcosa non quadra, e molti conti non tornano, nel 2023, sul pianeta Terra. A tutte le disuguaglianze e le ingiustizie si riuscirà forse a porre rimedio: l’unico percorso di transizione che sembra destinato al divieto perenne è quello tra i poveri cristi e i ricchi".

 

Vi direte, finito qui? No. C'è anche spazio per Maria Rosaria Tomasello che su LaStampa scrive: "Se l'abisso ha inghiottito per sempre i cinque passeggeri del Titan non è possibile, per chi condivide lo stesso concetto di umanità, provare per loro altro che pietà. Lo dice con parole chiare Cecilia Strada, che conosce le storie, la paura e la morte dei disperati che prendono il mare: 'I distinguo sulla vita umana, da qualunque parte vengano mi lasciano tramortita. Il punto non è "che vergogna i salvataggi per i miliardari, con tutti i migranti che muoiono!". Il punto è "salviamo i miliardari. E salviamo i poveri". Infine anche Barack Obama ha tirato in mezzo il tema dei migranti mentre si cercavano i corpi degli sventurati del Titan: "È in corso una potenziale tragedia con un sottomarino che sta ricevendo una copertura mediatica minuto per minuto in tutto il mondo, ed è comprensibile perché tutti noi ovviamente vogliamo e preghiamo che quelle persone vengano salvate. Ma il fatto che abbia ottenuto più attenzione delle 700 persone morte annegate è una situazione inaccettabile". Insomma il dibattito agghiacciante della sinistra si riduce a una domanda: dobbiamo lasciar morire i ricchi?

 

 

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