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Scholz solidale con l'Italia? Occhio alla trappola tedesca

Francesco Specchia
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Quando il solitamente pietroso Olaf Scholz sorride, ti dà la sensazione che, dentro di sé, abbia trovato il modo di dare la colpa a qualcun altro.
Non so perché, ma il vecchio Olaf insuffla la fiducia di un perito dell’Agenzia delle Entrate. Ieri, per dire, il cancelliere tedesco, tutto d’azzurro vestito, all’incontro romano con Giorgia Meloni aveva parole di burro sul problema immigrazione: «Le sfide della migrazione e dei rifugiati si possono superare soltanto assieme nell’Unione europea. Sono necessari percorsi comuni di migrazione. L’Italia non deve esser lasciata sola...». Peccato però che, proprio quando Herr Scholz parlava, la premier gli ricordasse «la solitudine» con cui negli ultimi mesi l’Italia avesse affrontato la questione migratoria.

 

 

 

Giorgia non sorrideva. Anzi. Punzecchiava la Germania con cui, più di una volta, c’erano state frizioni sull’operato delle navi delle Ong tedesche nel Mediterraneo. Scholz annuiva con sguardo di velluto. Ma mentre Scholz annuiva, contemporaneamente, nel consesso di Strasburgo, la sua ministra dell’Interno Nancy Faeser stava insistendo per firmare il «Patto di migrazione e asilo» assai poco vantaggioso sia all’Italia che ad altri dieci paesi. «Dobbiamo raggiungere l’accordo oggi. Ci siamo riusciti quando Putin ha attaccato l’Ucraina, non era facile quando i Paesi dell’est erano inondati di rifugiati. Ma per favore non mettiamo nuove richieste al tavolo». E fino alle 20 di ieri l’accordo era lontano. Poi – si sa - la politica è mutevole, e in serata è arrivata la fumata bianca.

«Non aiuta puntare il dito contro gli altri, dobbiamo cooperare», aggiungeva Scholz, mentre alla Meloni ricordava gli impegni comuni sul fronte energetico: ossia il famoso corridoio dell’idrogeno South2-Corridor che porterà 4 tonnellate di idrogeno verde dal nord Africa verso Italia, Germania, Austria. E, effettivamente, alla Germania rimasta orfana del gas russo e isolata dal punto di vista energetico, conviene la partnership con l’Italia dato che la pipeline da lì deve necessariamente passare. Il cancelliere tedesco sull’energia è stato assai prodigo e solidale: «Sul fronte energetico siamo d’accordo sul fatto che è molto importante assicurare la diversificazione delle nostre fonti di approvvigionamento e lavorare sulle infrastrutture di collegamento, particolarmente nel Mediterraneo». Peccato che proprio la Germania, ai tempi delle crisi del gas, fece razzia degli approvvigionamenti, fregandosene altamente della solidarietà europea e facendo schizzare i prezzi alle stelle.

 

 

 

E Scholz non si fece problemi neanche quando si trattò di varare un pacchetto da 200 miliardi di euro per combattere il caro bollette, misura che piace molto all’elettorato ma che non fece nulla per aumentare la sicurezza del paese (per la quale, in accordo con la Ue, doveva stanziare i suoi fondi); e soprattutto, spiazzò gli altri membri. Scholz aveva annunciato una Zeitenwende, un «punto di svolta nella storia». Ma non è mai arrivato, come analizza il giornale Politico. Certo, con la sua retorica e l’annuire gentile, Olaf sembrava sinceramente attribuire alla Meloni il ruolo di terzo partner all’interno dello storico asse franco-carolingio del trattato di Aquisgrana, roba che da secoli lancia le politiche economiche di Francia e Germania (e spesso d’Europa). Meloni proiettata come nuova Merkel nel nuovo cielo di una prossima Europa popolar-conservatrice è, insomma, ipotesi suggestiva e realistica. Ma dubitiamo che il socialista Scholz ci creda fino in fondo... 

 

 

 

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