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Biden e Obama come Medvedev e Putin: i rumors sconvolgono gli Usa

Matteo Legnani
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È solo una voce che gira sul web. Ma l’ipotesi che l’ex presidente Barack Obama possa correre nel 2024 come vice di Joe Biden sta facendo comunque discutere simpatizzanti dem, opinionisti e costituzionalisti. Il che basta a rendere l’idea dell’angoscia che nel prossimo anno e mezzo attanaglierà il partito democratico e i suoi sostenitori in vista di un turno elettorale in cui la loro carta più forte sarà il vecchio Joe. Vecchio perché avrebbe 82 anni nel giorno della sua elezione e 86 a fine mandato; e vecchio perché incespica nel parlare, appare spesso smarrito negli incontri ufficiali e ha il vizietto di fare capitomboli fantozziani, come l’ultimo all’accademia dei Marines giusto la scorsa settimana. Per di più il vecchio Joe si ritroverà, con ogni probabilità, l’attuale vice Kamala Harris come compagna di viaggio verso le presidenziali 2024. E se i suoi indici di popolarità sono tra i più bassi tra quelli registrati da un presidente dopo tre anni di mandato (costantemente al di sotto del 50%), quelli della Harris stentano a superare la soglia del 40%.

 

 

 

Ed ecco, allora, l’ipotesi. O, per meglio dire, il sogno dei dem. Che sia Obama a correre, al posto della Harris, come vice nel 2024, magari per poi prendere nuovamente le redini del Paese una volta che, iniziato il mandato, Biden lascerà per limiti d’età o incapacità svolgere il suo compito. Sarebbe tutto bellissimo, per il partito democratico. Non fosse che, anche qualora Barack decidesse (cosa assai improbabile e inverosimile) di candidarsi da vice del suo ex vice, ricostituendo così a parti invertite il ticket vincente del 2008 e del 2012, il dodicesimo emendamento della Costituzione a stelle e strisce dice che chi non è eleggibile come presidente non può essere candidato neppure come vice. E il ventiduesimo emendamento, a sua volta, vieta a una persona di candidarsi per più di due mandati alla presidenza. Tutto ciò per evitare, come invece forse sognerebbero i democratici, che negli Usa si possa replicare il teatrino che è andato in scena per una ventina d’anni in Russia, dove Vladimir Putin e Dmitri Medvedev si sono più volte scambiati il ruolo di presidente e di capo del governo, con un sistema che nei fatti ha consentito al primo di trasformarsi nello “zar” indiscusso e onnipotente che oggi conosciamo.

 

 

 

Anche ammesso, e tutt’altro che concesso, che il ticket Biden-Harris dovesse spuntarla una seconda volta, altri quattro anni di Biden alla Casa Bianca sarebbero, con ogni probabilità, la pietra tombale per le ambizioni presidenziali democratiche negli anni a venire. Cosa che non cambierebbe di molto se Biden dovesse dimettersi a mandato in corso e la Harris prendere il suo posto. Tornando al 2024, se il fronte democratico stenta a trovare possibili alternative a Biden, su quello repubblicano la corsa alle primarie si arricchirà, da oggi, di un altro nome di peso, visto che l’ex vice di Trump, Mike Pence, annuncerà ufficialmente la sua discesa in campo. 

 

 

 

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