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Kurti, l'uomo che terrorizza l'Europa: "Occhio per occhio...", gode Putin

 Albin Kurti

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"Occhio per occhio" è il motto del leader socialdemocratico Albin Kurti, 48 anni, che è diventato premier del Kosovo grazie alle anime più nazionaliste della comunità albanese. Come riporta La Repubblica in un restroscena, il Kosovo, che è presidiato da un contingente militare internazionale, è preda delle mire di destabilizzazione della Russia di Vladimir Putin. E ora l'escalation con la Serbia può esplodere. In questo "occhio per occhio", più elegantemente chiamato "principio di reciprocità" succede che se "Belgrado non riconosce le carte di identità kosovare alla frontiera" allora "anche Pristina non riconosce quelle serbe".

 

 

E ancora: "I serbi a novembre si dimettono in massa da tribunali, amministrazioni e forze di polizia per la mancata istituzione della Comunità delle municipalità serbe? Pristina indice elezioni e proclama i nuovi sindaci, di etnia albanese. E poco importa se alle urne sia andato solo il 3,4 per cento degli aventi diritto (1.500 su 43.000) e i serbi, boicottato il voto, ora ne chiedano l’annullamento organizzando sit-in violenti, anche armati, eterodiretti da Belgrado e fomentati da gangster locali e bande di hooligan ultranazionalisti: per Kurti la tornata elettorale è valida, i sindaci devono prendere posto".

L’obiettivo di Kurti, si spiega su Repubblica, "è spingere in avanti, anche di poco, il processo di completamento della Repubblica indipendente, che per essere tale manca di alcuni elementi: il riconoscimento di molti Paesi membri dell’Onu (Russia e Cina la considerano ancora una provincia serba), la formazione di un esercito (al momento esiste la Kosovo Police, che prima delle dimissioni del novembre scorso impiegava anche agenti serbi), la sovranità piena. Gli accordi di Bruxelles del 2013, puntualmente disattesi, e i più recenti negoziati di Bruxelles e Ohrid promettono molto ma producono poco, avanzano al passo della lumaca. E Kurti ha promesso risultati al suo popolo".

 

 

Il Kosovo vorrebbe entrare nella Unione europea ma "la strada è lunga perché, a differenza della Serbia che ha già lo stato di candidata, il Kosovo è ancora potenziale candidato, e ha presentato la domanda di ingresso appena nel dicembre scorso" e soprattutto, "ai partner occidentali l’approccio della reciprocità non piace, perché genera attrito e scalda il confine, aprendo potenziali fronti di conflitto quando ce n’è già uno, l’Ucraina, cui dedicare la massima attenzione".

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