Vladimir Putin? Come si muore nelle sue prigioni: un racconto agghiacciante
Ho incontrato Evgenia Kara-Murza, moglie del mio amico Vladimir Kara-Murza, a Parigi poche settimane fa per partecipare ad alcuni eventi sugli oppositori politici russi. Era la prima volta che incontravo Evgenia ma subito abbiamo avuto l’impressione di conoscerci da sempre. Vladimir mi aveva parlato spesso della sua formidabile moglie con cui abbiamo pranzato ad Avenue Kléber, di fronte alla sede parigina del Consiglio d’Europa, dove partecipavo a una riunione della Commissione per gli affari giuridici e i diritti umani. È in questa stessa brasserie parigina che, il 4 aprile 2022, pranzai per l’ultima volta con Vladimir che era venuto a testimoniare, con il suo caratteristico coraggio, davanti alla nostra commissione riguardo alla situazione dei prigionieri politici in Russia.
Erano passati pochi giorni dall’inizio della guerra di aggressione all’Ucraina ma già gli arresti arbitrari degli oppositori stavano già assumendo una dimensione preoccupante a Mosca. Preoccupato, insieme ai nostri amici comuni Emanuelis Zingeris (lituano) e Boris Cilevics (lettone), abbiamo esortato Vladimir a non tornare a Mosca, sicuri che sarebbe stato arrestato. «Sono un politico russo, non posso pensare di fare politica fuori dal mio Paese», ci disse gentilmente ma chiaramente. Sette giorni dopo, Vladimir Kara-Murza venne arrestato e accusato di alto tradimento ed ora rischia una condanna a vent’anni di carcere. Attualmente è detenuto in uno di quei terribili campi di prigionia che non hanno nulla da invidiare a quelli del periodo staliniano. Chiedo a Evgenia notizie di Vladimir e scopro che le è vietato comunicare con lui, ma sa che è molto debole: ha perso 20 chili e ha difficoltà a camminare.
Articolo tratto da The Global News: qui il link al sito
I maltrattamenti hanno riacceso i postumi del doppio avvelenamento da novichok che ha subito nel 2015 e nel 2017. Evgenia è una persona straordinaria che sta portando avanti una lotta quasi disperata per la liberazione del marito. Lo fa con calma, passione e determinazione e nemmeno per un momento, nonostante ansia e dolore, rimpiange le scelte di Vladimir. Con umorismo e un pizzico di nostalgia, Evgenia ci ricorda la prima campagna elettorale persa dall’allora ventiduenne Vladimir nel dicembre 2003: «le uniche elezioni libere, ma non giuste, che abbiamo mai vissuto». Vladimir era riuscito a riunire sotto il suo nome i fratelli nemici dell’opposizione. Fece un’ottima campagna elettorale, ma alle 16:30 (al calar della notte in quel periodo dell’anno) venivano staccati i suoi manifesti elettorali e l’audio dei suoi spot tv diveniva improvvisamente incomprensibile quando parlava! Quasi un buon momento per coloro che da allora si battono per una Russia democratica...
*Presidente Commissione Esteri Senato della Repubblica francese.