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L'Olanda si tiene i nostri immigrati? Ecco perché i giudici ci fanno un favore

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Daniele Dell'Orco
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Una sentenza del Consiglio di Stato olandese ha stabilito che i Paesi Bassi non rimanderanno più i richiedenti asilo in Italia per via del «rischio reale» che finiscano a vivere per strada e che da noi «non siano in grado di soddisfare i loro bisogni primari più importanti, come riparo, cibo e acqua corrente» e questo «è contro i diritti umani». La massima autorità di giustizia amministrativa d’Olanda, in sostanza, ha deciso di applicare una deroga ai termini del Trattato di Dublino secondo cui i casi dei singoli migranti devono essere valutati nel primo Paese di ingresso in Unione europea. In questo modo l’Aja accoglie un ricorso presentato da due rifugiati che erano sbarcati sulle coste italiane, un nigeriano e un eritreo, con il primo che ha chiesto asilo prima tre volte in Italia e poi di nuovo in Olanda. Una richiesta che non era stata presa in considerazione dal sottosegretario per la Giustizia e la Sicurezza, Eric van der Burg, che voleva rispedirli entrambi in Italia. Ora, però, il Consiglio di Stato gliel’ha proibito: «Questo non aiuta - ha dichiarato van der Burg con un certo rammarico - L’Italia è un Paese importante e molte persone arrivano lì».

Se da un lato per il nostro Paese non è certo edificante che un Tribunale lo definisca «a rischio reale che i cittadini stranieri, al di là della loro volontà e scelta, si trovino in una situazione di abuso materiale su vasta scala», dall’altro il Consiglio di Stato olandese accoglie indirettamente la richiesta d’aiuto da parte del governo Meloni, che già con una circolare dello scorso dicembre chiedeva la «sospensione temporanea» del trasferimento dei richiedenti asilo «a causa della mancanza di strutture di accoglienza». Si tratta dunque di una presa di coscienza da parte anche delle toghe olandesi che non solo l’Italia, ma anche Croazia, Grecia e Malta (in cui divieto era stato deliberato in precedenza per ragioni analoghe) si stiano confrontando con un problema più grande di loro e che trascende l’interpretazione letterale degli articoli dei trattati. Il flusso migratorio dal nord Africa verso le coste italiane, infatti, non conosce sosta. Solo ieri a Lampedusa sono sbarcate oltre 800 persone. All’hotspot di contrada Imbriacola sono presenti attualmente 2689 migranti a fronte dei poco meno 400 posti disponibili.

La rotta tunisina resta la più problematica: da lì sono arrivate 20mila persone in questi 4 mesi del 2023 (contro le 1930 dello stesso periodo dello scorso). A questo proposito, il commissario europeo per gli Affari Interni Ylva Johansson sarà oggi in visita ufficiale proprio in Tunisia. Con le autorità tunisine si parlerà di lotta alle migrazioni illegali e di collaborazione nel campo della sicurezza. Da tempo il governo Saïed chiede aiuti economici a Bruxelles per alleviare la crisi in cui versa il suo Paese e allo stesso tempo avere risorse a disposizione per bloccare sia le partenze dei barchini che il traffico in entrata (meno del 25% dei migranti sono tunisini, gli altri arrivano via terra dall'Africa Occidentale e sub-sahariana), ma le richieste avanzate dall'Ue, cioè il taglio del welfare, renderebbero la situazione interna al Paese ancora più instabile.

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