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Russia, ecco perché Wagner chiede di fermare la guerra

Matteo Legnani
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«Annunciamo la fine dell'operazione militare speciale (il conflitto contro l'Ucraina, ndr) e informiamo che la Federazione russa ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissata». Il leader della Brigata Wagner, Yevgeny Prigozhin, spiazza ancora una volta i vertici del Cremlino, chiedendo la fine della guerra in corso da 14 mesi con e il ritiro delle truppe russe dalle zone non ancora occupate. Lo ha fatto sabato su Telegram, in un messaggio diffuso dal suo ufficio stampa e rilanciato da Ukrainska Pravda. «A questo punto, per la Russia, lo stop delle operazioni belliche sarebbe l'opzione migliore. Per le autorità e per l'intera società, è necessario porre una qualche forma di coraggioso punto finale all'operazione in corso».

 

 

 

 

NEMICO DEMORALIZZATO

Lo “chef” di Putin ha sottolineato come in questi 14 mesi di conflitto Mosca abbia «distrutto gran parte della popolazione maschile attiva dell’Ucraina, intimidendone un’altra parte che è fuggita in Europa. La Russia ha isolato il mare d’Azov e una larga parte del mar Nero, preso una grossa fetta di territorio ucraino e creato un corridoio di terra verso la Crimea». La priorità ora, per il capo della Wagner, deve essere «concentrarsi sulle zone già conquistate, fissarsi saldamente, inchiodarsi saldamente ai territori che abbiamo sotto il nostro controllo». Anche perché la guerra, aggiunge Prigozhin, ha innescato un processo che potrebbe causare grossi problemi alla Russia sul medio-lungo periodo: «Se prima l'Ucraina era parte dell'ex Russia – ha avvertito - ora è un governo assolutamente orientato come nazione». Meglio, quindi, non solleticare ulteriormente quei sentimenti che hanno spinto l'Ucraina a una resistenza inimmaginabile, con ciò prevenendo anche una controffensiva di Kiev che potrebbe avvalersi di appoggi finanziari e militari sempre più consistenti da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati europei. Il punto è, anche, che nelle operazioni militari in Ucraina orientale Prigozhin ha già perso migliaia di uomini e, non vedendo all'orizzonte alcuno sviluppo militare o politico, è già tornato a guardare ad altre zone del mondo, l'Africa centrale in primis, in cui potrebbe impiegare le sue milizie mercenarie in modo assai più redditizio. Ma il suo è anche l’appello di chi, forse, nella Russia post-conflitto, non si accontenterà di tornare a fare lo “chef” dello “zar”.

 

 

 

 

Lo stop alla guerra chiesto ieri, infatti, lo pone (ancora una volta, come era già capitato nelle settimane scorse) in una posizione antagonista rispetto a quella del Cremlino e di Vladimir Putin, che giusto in queste ore hanno annunciato esercitazioni della flotta del Pacifico basata a Vladivostok, È una compagnia militare privata i cui aderenti avrebbero preso parte a conflitti in Siria e nella guerra del Donbass La struttura di comando della Russia per Wagner rimane oscura, ma il suo supporto si materializza in tre forme: finanziamento, equipaggiamento e addestramento in cui verrà testato il lancio di un nuovo missile capace di portare testate nucleari, e hanno approvato un ordine con cui invieranno al fronte decine di migliaia di cittadini russi (si parla addirittura di 147mila uomini) in un bis di quella chiamata alle armi che lo scorso settembre causò la fuga all’estero di circa 300mila russi in età arruolabile, alimentando paura e rabbia nel Paese. Prigozhin ha ammonito i vertici del Cremlino circa il rischio che l’attuale situazione di stallo possa innescare in Russia «sentimenti di declino analoghi a quelli causati dalle guerre del passato contro Giappone e Finlandia o dalla Prima Guerra Mondiale, che sfociarono nei tragici eventi della rivoluzione del 1917. Ciò, oggi - ha proseguito - potrebbe condurre a cambiamenti globali nella società russa, perché nel Paese c'è già una comunità di élite quasi statali che operano indipendentemente dalla leadership politica dello stato e hanno stretti legami e una propria agenda che sta cercando qualcuno a cui dare la colpa per come la guerra è andata fino qui».

 

 

 

 

 

L’AVANZATA È FERMA

Il leader della Wagner ha concluso il suo messaggio avvertendo i nemici della Russia che «nessuna negoziazione circa i territori conquistati dalla Russia sarà ammessa» nel caso Mosca decida di fermare il conflitto. Sul fronte militare, intanto, dopo sette mesi di assedio le truppe di Mosca sembrano ormai prossime alla presa di Bakhmut, dove i soldati ucraini si sono ridotti a difendere pochi quartieri nella zona occidentale della cittadina nella regione di Donetsk, che da tempo è il simbolo della resistenza di Kiev e delle difficoltà militari di Mosca. Poco lontano, venerdì i bombardamenti russi hanno colpito Sloviansk e Kramatorsk. Sette missili hanno centrato obiettivi civili a Sloviansk dove sono stati colpiti anche magazzini e una scuola e si contano 11 morti e 21 feriti. A Kramatorsk le ong internazionali si mobilitano per gli aiuti, mentre i civili riparano le finestre e montano pannelli per prevenire danni di altre possibili esplosioni. 

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