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Sudan, "golpe filorusso": attacco al palazzo, esplosioni vicino all'ambasciata

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Nuova aria di golpe in Sudan: spari ed esplosioni nel centro di Khartum, vicino al quartier generale militare, dopo giorni di tensioni fra le milizie dell'Rsf (Forze di rapido supporto) filorusse e le forze regolari. "Si spara anche a Khartoum 2. Vengono usate pure armi pesanti e circolano carri armati, si sentono forti esplosioni", riferiscono dal settore della capitale sudanese in cui si trova l'Ambasciata italiana. L'Unità di crisi della Farnesina ha invitato gli italiani presenti a Khartum a non lasciare le proprie abitazioni mentre nella capitale sono in corso pesanti combattimenti. "Sono in corso, nella giornata di sabato 15 aprile, scontri a fuoco a Khartum. L'aeroporto è stato al momento chiuso e molte strade risultano bloccate", si legge nell'aggiornamento sul sito Viaggiare sicuri, "ai connazionali al momento presenti, si raccomanda di non lasciare la propria abitazione ed esercitare massima prudenza". 

 

 

 

Le milizie filo-russe dell'Rsf, controllate dal vicepresidente del Consiglio di transizione Mohamed Hamdan "Hemeti" Dagalo e appoggiato dal gruppo russo Wagner, hanno preso il controllo del Palazzo presidenziale di Khartum, dell'aeroporto di Merowe a nord della Capitale e anche della sede della televisione nazionale. Un attacco definito "brutale" dalle forze regolari, condotto "con tutti i tipi di armi pesanti e leggere", in un post su Twitter nel quale s'invita il popolo sudanese a "unirsi in un momento cruciale" e la comunità internazionale a "condannare questo comportamento codardo". Alcuni video che circolano in rete in queste ore mostrano gruppi di paramilitari, presumibilmente appartenenti alle Rsf, all'interno dell'aeroporto di Khartum. A quattro anni dalla deposizione del presidente Omar al Bashir, nell'aprile del 2019, in Sudan il processo politico concordato dalla maggior parte delle forze in campo per istituire un governo a guida civile appare ancora faticoso. Il nuovo round di colloqui si è arenato su alcuni elementi relativi alla gestione della sicurezza nel Paese, a oggi in mano all'esercito ma nel quale dovrebbero essere integrate anche le Forze di supporto rapido del comandante Dagalo, numero due nel governo del generale Abdel Fattah al Burhan. Formate anche da ex membri delle milizie "janjaweed", i famigerati "demoni a cavallo" accusati di efferati crimini nel Darfur e della cruenta repressione dei manifestanti sudanesi, le Rsf sono in disaccordo con al Burhan su chi debba dirigere la futura architettura dell'esercito. 

 

 

 

 

L'ambasciata russa a Khartum ha espresso preoccupazione per "l'escalation di violenza" in corso nel Paese africano e ha chiesto l'adozione di un cessate il fuoco e l'avvio di negoziati. In un comunicato la missione diplomatica a Khartum riferisce la situazione è tesa ma che rassicura sulla sicurezza del proprio personale e sul fatto che non ci sarebbero cittadini russi fra le vittime degli scontri. L'esercito sudanese ha affermato che i combattimenti con i paramilitari delle Forze di supporto rapido sono scoppiati dopo che le Rsf hanno tentato di attaccare le sue truppe nella parte meridionale della capitale. L'esercito ha definito l'Rsf una "forza ribelle", descrivendo le dichiarazioni dei paramilitari come "bugie".

 

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