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Alessandro Parini, la vergognosa festa dopo la sua morte

Daniel Mosseri
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Il giorno dopo, sono le reazioni a fare la differenza. Il ministro degli Esteri d’Israele, Eli Cohen, ha espresso su Twitter «da parte del governo e del popolo d’Israele le più sentite condoglianze alla famiglia e agli amici di Alessandro Parini, il cittadino italiano che è stato uccise in un attacco terroristico a Tel Aviv». Nel luogo della passeggiata a mare della più grande città d’Israele dove Parini e altri turisti italiani sono stati travolti da un’auto lanciata a grande velocità c’è chi ha portato un fiore, chi una pietra bianca secondo la tradizione ebraica. Israele è un paese fiero degli standard di sicurezza con cui protegge i propri abitanti, ma anche i visitatori, turisti e pellegrini dalla minaccia del terrorismo, e i fatti di venerdì sera rappresentano una ferita: fra giovedì e venerdì lo stato ebraico è stato attaccato da Nord e da Sud con dei missili, dalla Cisgiordania con armi da fuoco, e a Tel Aviv con l’auto in corsa.
Attacchi che sono costati la vita al 35enne avvocato romano in vacanza e a due donne anglo-israeliane di 15 e 20 anni, senza contare i feriti.


La salma di Parini rientrerà in Italia nei prossimi giorni mentre sulla sorte degli altri due italiani feriti si è espresso il ministro degli Esteri Antonio Tajani spiegando che sono assistiti dall’ambasciata d’Italia in Israele. «Non ci sono preoccupazioni per le sorti di questi altri due cittadini vittime dell’attentato terroristico, che poi Hamas ha esaltato», ha poi aggiunto Tajani. Le parole del capo della Farnesina vanno al punto della questione: una serie di immagini circolate in rete mostra uomini incappucciati che fermano le auto per distribuire i dolci della tradizione mediorientale: baklava e altre delikatessen ricche di miele e frutta secca, ceduti ai passanti per celebrare l’attentato di Tel Aviv, ossia per festeggiare la morte di Parini. Immagini tanto scioccanti per il pubblico italiano quanto di routine per quello israeliano. Ogni volta che i terroristi palestinesi riescono a portare a termine un atto di morte, il festeggiamento è obbligatorio: non importa se a organizzarlo siano stati gli uomini di Hamas, finanziati dalla Turchia e dal Qatar, oppure se l’iniziativa sia stata presa dal Jihad islamico palestinese che risponde direttamente a Teheran.

 


SANGUE E MORTE
Questi movimenti si alimentano di sangue e di morte e impongono la loro ideologia di bare e miele a tutta la popolazione palestinese, obbligata a celebrare ora la morte di un “nemico” – fa lo stesso se un civile israeliano o straniero – ora il “martirio” di un proprio kamikaze. Purtroppo per la popolazione palestinese, l’inno alla morte e alla violenza non è limitato alla Striscia di Gaza sulla quale Hamas comanda con pieni poteri dal 2007, quando cioè estromise con la forza i rappresentanti di Fatah, Considerato un moderato, Mahmoud Abbas è il leader dei laici di Fatah e il presidente uscente dell’Autorità palestinese dal 2009.


Negli ultimi 14 anni il successore di Arafat non ha trovato il tempo di organizzare nuove elezioni, adducendo la responsabilità ora a Israele ora a Hamas. Quattordici anni in cui gli abitanti di Gaza e della Cisgiordania non sono mai stati invitati a dire la loro sul governo dell’Autorità. Ma i festeggiamenti per le morte altrui non sono mai mancati. A differenza dei suoi rivali islamici, Abbas il laico non fa distribuire dolcetti al miele per festeggiare la morte del “nemico”. La sua amministrazione finanzia direttamente il terrorismo concedendo pensioni ai famigliari Diego Bianchi degli assassini e intitolando scuole elementari ai “martiri” che hanno ucciso civili innocenti come Alessandro Parini. Solo lo scorso marzo Unrwa Watch, una ong che fa le pulci all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei rifugiati palestinesi, ha pubblicato l’ultimo rapporto sui libri di testo delle scuole pubbliche di Gaza e Cisgiordania in cui si inneggia al terrorismo. Libri che fanno molto più male dei dolcetti perché inculcano l’odio nei bambini. E ogni pagina allontana la pace. Ieri sera il gruppo di italiani coinvolto nell’attentato è rientrato in Italia: in Israele è rimasto uno dei due feriti.

 

 

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