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Trump, il magistrato che dovrà giudicarlo finanziava i dem e Biden

Carlo Nicolato
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«Quel giudice mi odia», aveva detto di lui Trump riferendosi ovviamente a Juan Merchan, il magistrato che si occupa del suo caso. Ed effettivamente una qualche ragione l’ex presidente ce l’ha, anche se si tratta di una ragione da pochi dollari, sufficiente comunque a mettere in dubbio la parzialità di chi dovrà occuparsi del suo immediato futuro.
Sembra infatti che Merchan tra il 26 e il 27 di luglio del 2020 abbia donato 35 dollari alla causa democratica, 15 dei quali alla campagna presidenziale di Joe Biden, 10 a un gruppo chiamato Stop Trump E dedicato alla resistenza contro «l’eredità radicale della destra di Donald Trump» e altri 10 al Progressive Turnout Project e Stop Republicans, un sito che si occupa della promozione per il voto ai Dem.

 


Come dimostrano i registri della Commissione elettorale federale (FEC) le tre distinte donazioni sono state effettuate attraverso ActBlue, la piattaforma di raccolta fondi online preferita dal Partito Democratico. Sui tabulati della FEC risulta anche che Merchan ha effettuato tali versamenti registrandosi regolarmente come “giudice”. Somme esigue certo, ma che danno un senso al post di Trump su Truth con il quale aveva sottolineato che «il giudice assegnato al mio caso di caccia alle streghe mi odia», aggiungendo poi che Merchan «è la stessa persona che ha condannato senza prove il mio ex CFO (direttore finanziario) di 75 anni, Allen Weisselberg, facendogli accettare un “patteggiamento” con il metodo “dichiarati colpevole, anche se non lo sei, 90 GIORNI, combatti contro di noi in tribunale, 10 anni (l’ergastolo!) di carcere». Il riferimento è ovviamente al processo per frode e riciclaggio alla Trump Organization in cui Weisselberg, oltre in realtà a 5 mesi di carcere, è stato condannato a pagare la penale massima di 1,6 milioni di dollari.


Nel suo discorso a Mar-a-Lago Trump aveva inveito contro Merchan rendendo noto anche che la figlia del giudice aveva lavorato per Kamala Harris e «ha preso molto denaro». E mentre Trump attacca Merchan, i dem dall’altra parte vanno all’attacco del giudice della Corte Suprema Clarence Thomas, accusato di aver accettato per anni viaggi di lusso spesati dall’imprenditore texano Harlan Crow, notoper le sue cospicue donazioni al Partito repubblicano. Anche in questo caso ci sarebbe un componente della famiglia del giudice in questione con un debole per la politica, la moglie Ginni Thomas, attivista e sostenitrice di Trump. Il presidente della commissione Giustizia del Senato, il democratico Dick Durbin, ha già anticipato l'adozione di provvedimenti: «La massima corte del Paese dovrebbe avere standard etici più elevati».

 


STORMY PENTITA
Provvedimenti invece non verranno presi nei confronti di Merchan, vista l’esiguità delle somme, ma siccome i legali di Trump hanno intenzione di chiedere lo spostamento del processo da Manhattan a Staten Island, le ormai accertate posizioni politiche del giudice potrebbero essere un motivo in più perché la richiesta venga effettivamente accolta. Per il momento l’ex presidente incriminato si deve accontentare di ricevere le più insperate e fastidiose delle dichiarazioni in qualche modo a suo favore. La prima arriva addirittura dalla stessa Stormy Daniels, la sua accusatrice, alla sua prima intervista dopo l’udienza. Al Piers Morgan Uncensored, un canale su Youtube, l’ex pornostar ha detto di non credere che «i suoi crimini contro di me meritino la prigione». L’altra arriva da Viktor Bout, il mercante d'armi russo rilasciato a dicembre da un carcere americano in cambio della liberazione della cestista Brittney Griner detenuta in Russia. «L'amministrazione del Biden non si accontenterà di trascinarti attraverso il sistema giudiziario e carcerario», ha scritto “il mercante della morte” in una missiva indirizzata al tycoon, «preferisce porre fine alla tua vita piuttosto che permettere che ostacoli il suo cammino. In Russia sarai il benvenuto, troverai un'oasi di pace e da qui potrai prendere la guida della lotta per il popolo americano».

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