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Luca Attanasio, sei congolesi condannati all'ergastolo

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La notizia della condanna all'ergastolo dei sei imputati al processo di Kinshasa per gli omicidi dell'ambasciatore italiano in Repubblica democratica del Congo, Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell'autista del Programma alimentare mondiale (Pam), Mustapha Milambo, è arrivata. Ma la famiglia di Attanasio non crede all'idea di un tentativo di rapimento del loro Luca e spera che il processo che si aprirà in Italia il prossimo 25 maggio nei confronti di due funzionari del Pam possa far emergere la verità.  "Noi aspettiamo ancora la verità", ha detto il padre Salvatore Attanasio. "Penso che l'Italia debba pretenderla perché Luca era il suo ambasciatore". 

 

La tesi sposata dal tribunale militare è quella di un'esecuzione, ma i punti oscuri sono tanti e le stesse dinamiche processuali non sono state chiare. Proprio per questo la famiglia dell'ambasciatore si è presentata come parte civile che consente di avere accesso alle carte processuali. La difesa dei congolesi condannati in primo grado all'ergastolo ha subito dichiarato che farà appello contro la sentenza. L'annuncio è stato fatto all'agenzia Afp. Un altro processo dovrebbe quindi svolgersi davanti a un tribunale militare. Nelle sue perorazioni, e chiedendo l'assoluzione, la difesa aveva ritenuto che l'accusa non fosse riuscita a fornire prove di alcuna delle accuse contro gli imputati.  Il pubblico ministero aveva chiesto per i sei imputati la pena massima, quella capitale. I giudici, invece, hanno deciso per l'ergastolo. La pena di morte è prevista nell'ordinamento della Repubblica democratica del Congo, anche se non è mai stata applicata, per una sorta di moratoria. Del resto anche la famiglia, dopo la requisitoria del pubblico ministero, si era opposta, così come lo Stato italiano, alla pena di morte. 

 

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