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Usa troppo forti anche per Xi Jinping: guerra, tutto passa per Washington

Carlo Nicolato
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L’incontro tra Xi Jinping e Vladimir Putin è stato un mezzo fallimento per entrambi: per il presidente cinese che con la Russia, e l’Ucraina, contava in qualche modo di ripetere l’exploit tra Arabia Saudita e Iran e invece è tornato a casa con tante belle parole e un pugno di mosche in mano; e per quello russo che con il suo atteggiamento insolitamente ossequente ha sancito la totale sottomissione del suo Paese alla Cina, uno status quo già evidente nei fatti ma ora sancito da parole, immagini e contratti che rimarranno scolpiti nella storia. Loro la chiamano «amicizia senza limiti» perfino «superiore alle normali cooperazioni internazionali», che «non costituisce un blocco e non è diretta contro terzi» e per tale motivo più forte perché sincera. Un’amicizia “ideale” insomma, sostenuta da un’indubbia affinità personale tra i due statisti, ma che in realtà è strumentale per entrambi i Paesi, in chiave anti-occidentale, sebbene sostengano il contrario. Con una postura differente però: per Mosca è un’ancora di salvezza, sia politica che economica, per Pechino non è niente di più che un'alleanza strategica e commerciale che dovrebbe contribuire al famoso sorpasso agli Usa.

 

 

GAS E ROTTE ARTICHE - Vanno visti in queste due distinte chiavi di lettura quella serie di accordi commerciali ed economici siglati durante l’incontro, in particolare quelli sul gas e quelli relativi alla rotta dell’Artico, una nuova via della seta tuttora ben lontana da diventare qualcosa di tangibile. Il già ben noto progetto del gasdotto Siberian Force 2 è invece il simbolo della volontà di Mosca di reindirizzare la propria economia verso l’Asia a fronte delle sanzioni internazionali. Lo scorso anno le consegne di gas attraverso il Siberian Force I alla Cina hanno raggiunto il massimo storico di 15,5 miliardi di metri cubi ed entro il 2025 Mosca intende arrivare fino a 38 miliardi di metri cubi all'anno, più che raddoppiando l’attuale valore. L’idea è quella di sostituire l’Europa con la Cina, ma i numeri sono ancora molto distanti, considerato che prima della guerra la Russia consegnava alla Ue qualcosa come 155 miliardi di metri cubi di gas. E non c’è alcuna possibilità che tali cifre verranno mai raggiunte, dal momento che Pechino possiede già tanti fornitori alternativi e strategicamente fondamentali, come Turkmenistan, Kazakistan, Qatar e perfino gli Usa.

 


LA TELEFONATA - Questi risultati tuttavia sono secondari rispetto alla vera ragione del viaggio a Mosca di Xi il cui piano di pace per l’Ucraina, nelle sue recondite intenzioni, avrebbe avuto l’effetto di scardinare la politica estera americana in Europa così come l’accordo tra sauditi e iraniani fa in Medio Oriente. Del piano si è parlato ovviamente, Putin lo ha considerato con attenzione ed elogi sperticati, ma al posto del cessate il fuoco auspicato, la guerra è salita d'intensità e di tono. La telefonata a Zelensky non è arrivata, e se mai dovesse arrivare sarà probabilmente fuori tempo massimo. Il piano insomma è fallito, Xi dovrà trovare un’altra strategia per umiliare Washington. 

 

 

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