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Emmanuel Macron, "ore 13": il destino dell'Eliseo, tam tam impazzito

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Alla disperata ricerca di "una uscita di emergenza". Emmanuel Macron, dopo il drammatico braccio di ferro in Parlamento sulla riforma delle pensioni (il governo si è salvato per soli 9 voti di scarto) ora deve affrontare la crisi politica che si è aperta ufficialmente. Lo scrive il quotidiano Le Figaro in un'analisi pubblicata all'indomani della mancata sfiducia al governo e degli scontri che sono scoppiati in tutta la Francia contro il progetto. "Più Macron avanza verso l'adozione definitiva della legge, più la contestazione si radicalizza", scrive il quotidiano, spiegando che "la strada mette alla prova la determinazione del capo dello Stato e con lei il suo mandato". In Francia "non si attacca impunemente la madre di tutte le riforme", sostiene Le Figaro, sostenendo che Macron su questo dossier "si gioca il suo quinquennio". La rielezione del presidente non è più un tema all'ordine del giorno (è al secondo mandato e dunque non più confermabile all'Eliseo) ma la questione vera è l'eredità che una riforma delle pensioni così contestata lascerà sul suo partito En Marche, e su tutto il centrosinistra moderato. Verosimilmente: impopolarità e macerie.

 

 


Secondo il Corriere della Sera, mentre le opposizioni con mossa bipartisan si stanno preparando a un referendum per abrogare la riforma di Macron (una scena già vista nel 2016 in Italia con la riforma costituzionale di Matteo Renzi, che decretò di fatto il declino politico dell'allora premier e segretario del Pd), il presidente francese starebbe pensando a un colpo di mano: far fuori la debolissima premier  Elisabeth Borne per sostituirla con Gérald Darmanin, attuale ministro dell'Interno alle prese con le rivolte di piazza e con la fama di "duro". Nel frattempo, mercoledì alle 13 Macron  rilascerà la sua prima intervista ufficiale dall’Eliseo a Tf1 e France 2 dopo il via libera alla riforma. Secondo altre indiscrezioni, all'opposto, Macron avrebbe intenzione di "fare spallucce": nessun rimpasto, nessuno scossone, tanto meno lo scioglimento delle camere affacciato da qualcuno. Ai suoi, nel corso di un incontro con i responsabili di governo e maggioranza, nelle ultime ore avrebbe confermato però le difficoltà: "Non sia riusciti a comunicare i giusti motivi alla base di questa riforma", aggiungendo però che "vincere in una votazione non può essere fatto passare come una sconfitta". 

 

 

 


Una riforma che Bernard Guetta, eurodeputato francese di Renew (lo stesso gruppo di Macron), ha definito in una intervista alla Stampa "odiosa ma indispensabile". "In Francia - ha sottolineato - il rifiuto della riforma delle pensioni coesiste con la consapevolezza che ce n'è bisogno. Per il presidente la parte più difficile adesso consiste nel reinventare il suo progetto politico. Una delle conquiste sociali più importanti accordate da Mitterrand è stata la pensione a 60 anni, che si è inserita nella memoria collettiva come uno dei grandi momenti del progresso sociale. Poi c'è il fatto che i francesi percepiscono con angoscia e collera il calo generale dei servizi pubblici nelle democrazie Ue". Ora però "il ritorno dell'inflazione e della guerra, insieme all'indebolimento dei partiti tradizionali, hanno provocato una preoccupazione economica e sociale molto forte. I francesi hanno colto un simbolo molto forte come quello delle pensioni per esprimere questo disagio che è ben più profondo". "È vero - conclude Guetta - che tutti sono in collera. I parlamentari sentono le proteste dell'elettorato contro questa riforma e sanno che se la sosterranno la loro carriera politica sarà finita. Ma in fondo sperano che il testo passi. Ci saranno manifestazioni e scioperi ma non penso che si arriverà alla presa della Bastiglia. Il clima, però, è pessimo. Il presidente non può uscire da una situazione simile senza un nuovo progetto".

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