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Putin, Nicolai Lilin: "Gruppi d'élite, perché lo zar può pagare la scelta"

Vladimir Putin

Nicolai Lilin
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Spesso mi chiedono perché nella guerra russo-ucraina uno dei ruoli più importanti viene riservato agli operatori della compagnia militare privata Wagner, invece che ai reparti operativi dell’esercito russo. I primi vengono considerati specialisti più preparati, addestrati ed esperti di tutta la macchina militare della quale dispone la Russia al giorno d’oggi. Questa opinione è ampiamente condivisa sia dagli analisti statunitensi ed occidentali, che da quelli ucraini e ovviamente dai russi stessi. Per rispondere a questa domanda, attingendo alla propaganda russa, si può formulare la seguente conclusione: la Russia sta applicando in Ucraina una strategia militare ristretta, cercando di raggiungere gli obiettivi prefissati con minimo degli sforzi. Per questo il contingente militare russo è ridotto, molto spazio lasciato ai reparti militari delle repubbliche del Donbass, alle unità speciali provenienti dalla Cecenia e infine agli operatori privati dell’agenzia Wagner. In parole semplici la Russia risparmia le forze.

In questa formula è senza dubbio presente un filo di verità, perché ogni propaganda di qualità dovrebbe svilupparsi su una realtà oggettiva. Però nelle situazioni complicate, alle domande complesse non si può dare una sola risposta. La realtà ha differenti punti di vista, spesso è come un puzzle, comprende una moltitudine di elementi legati tra loro, esposti in certo ordine, che interagiscono, causando gli eventi. Proprio mettendo insieme diversi parti della realtà oggettiva per una mente acuta è possibile creare una visione obiettiva degli eventi che si succedono sulla scena globale. Nel caso dell’esercito russo impegnato nella campagna ucraina si possono dire molte cose, alcune delle quali vengono spesso dette e ripetute da vari osservatori, però alcune rimangono in disparte senza dar loro il giusto peso, probabilmente perché si tratta della parte di realtà più complessa, difficile da comprendere e per alcuni anche da digerire.

TRENT’ANNI DI RIFORME SBAGLIATE
Se io devo rispondere alla domanda perché l’agenzia Wagner oggi nella guerra russo-ucraina rappresenta uno dei reparti militari più preparati che le forze russe sono in grado di schierare sulla linea zero (così nel gergo militare si chiama lo spazio dove gli avversari si scontrano), risponderei che questo avviene come causa della trentennale politica che dal 1991 ha investito tutto il proprio potenziale per distruggere l’esercito russo, la sua base materiale, il suo sistema di istruzione, i meccanismi di arruolamento e il suo enorme all’epoca sovietica impianto industriale bellico. L’esercito russo di oggi, con tutti i suoi pregi e difetti, è una sorta di superstite che si trascina anno dopo anno, tra alti e bassi, senza mai riuscire a riacquisire la forza e lo splendore che possedeva una volta. Dopo la disfatta totale dell’Armata Rossa dell’Unione Sovietica, affogata nella corruzione e sfacelo degli anni novanta del secolo scorso, quando la Russia abbagliata dalle promesse del mondo occidentale si è aperta alle speculazioni economiche delle oligarchie anglosassoni, privatizzando le strutture che una volta erano di proprietà del popolo sovietico, nessuno è stato in grado di rianimare il gigante bellico di una volta.

PROBLEMA COMUNE ALL’OCCIDENTE
Così quando oggi parliamo di guerra in Ucraina, dobbiamo capire che per effettuare l’operazione militare dichiarata, per raggiungere gli obiettivi fissati, è necessario avere un esercito di qualità, in grado di effettuare in brevi tempi le operazioni tattico-strategiche di carattere offensivo su larga scala. Se le forze armate non sono in grado di effettuare simili operazioni, meglio non dichiarare alcuna guerra; piuttosto viene dichiarata un’operazione speciale su scala ridotta (quello che in gran parte ha fatto Putin), che non finirà in fretta, che cambierà strategie, muterà i componenti delle forze coinvolti adattandosi alla situazione corrente ogni giorno. La verità è che oggi al mondo non esistono degli eserciti in grado di affrontare una guerra a larga scala, per poterlo fare i paesi devono unirsi in alleanze, come hanno fatto gli Usa dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. La Russia non ha una sua Nato. Ha un accordo con Bielorussia e con i Paesi asiatici ex repubbliche sovietiche. Certo è che quel tipo di alleanza non può essere paragonato alla Nato, perché non è ancora in grado di mantenere la propulsione offensiva, funziona solo come un’alleanza per la difesa locale.

L’esercito russo al giorno d’oggi non è ancora pronto a svolgere le operazioni strategiche di carattere offensivo su larga scala. Questo si spiega con il fatto che dopo la distruzione del sistema bellico sovietico, il Paese governato da Putin, anche se ha fatto enormi sforzi per non perdere definitivamente le forze armate, investendo moto nella sfera militare, non è ancora riuscito a recuperare nemmeno un quarto di quel gigantesco meccanismo bellico con l’ombra del quale i fedeli atlantisti spaventano i loro bambini ancora oggi, raccontandogli le storie della buonanotte sui tempi della Guerra Fredda. Putin ha investito molto nel sistema nucleare, ha contrastato con tutte le sue forze lo scioglimento dell’impianto industriale militare, cercando di salvare quel che ancora poteva essere salvato. Però se vogliamo essere obiettivi al giorno d’oggi dobbiamo affermare che per l’imponenza della struttura e preparazione degli elementi l’esercito della Federazione Russa non arriva al livello di quello sovietico.

Perché la Russia non può costruire un esercito popolare, funzionale ed imponente, proporzionale alla grandezza territoriale del Paese, come quello sovietico? La risposta è nella particolarità del sistema politico ed economico instaurato in Russia con l’arrivo del presidente Putin. Proveniente dalle strutture di sicurezza eredi della Kgb sovietico, il presidente russo ha portato con se al potere i gruppi d’influenza di quell’area. Nella storia sovietica, a partire dalla fondazione della Rkka (l’Armata Rossa dei Lavoratori-Contadini) e del Vck (Commissione Straordinaria Panrussa) i loro capi, quello dell’armata rossa Lev Trockij e quello dei servizi segreti Felix Dzerjinskij, sono entrati nello scontro diretto per le questioni di potere all’interno del Partito Comunista. Questa spaccatura tra militari e le spie ha contraddistinto le relazioni interne sovietiche durante tutta l’esistenza dell’Urss, spaccatura ereditata dai dipartimenti interessati anche dopo il crollo del ’91.

ETERNO SCONTRO FRA SPIE E SOLDATI
Putin non si è mai fidato dei militari, ricordando con quale obbedienza e facilità i loro vertici si sono piegati di fronte alle forze che avevano distrutto l’Urss. Durante la seconda campagna cecena, il presidente nel suo primo anno, quello decisivo, ha fatto condurre le operazioni militari dall’ufficio straordinario di consulenza presso la presidenza, composto dai generali del Direttorato Principale all’Informazione (vale a dire i servizi segreti militari), pur di evitare di affidare il destino della Cecenia nelle mani dei generali del Ministero della Difesa. Quando Putin ha acquisito il consenso nella sfera militare, dopo aver portato la Russia alla vittoria nel Caucaso del Nord, a partire dalla Cecenia, come prima cosa ha nominato ai posti di comando persone totalmente estranee all’ambiente militare, ma totalmente obbedienti a lui e al suo corso politico.

Così nelle poltrone di nevralgica importanza del Ministero della Difesa sono stati messi da Putin, personaggi come Anatolij Serdyukov o Sergej Shojgu, che non hanno alcuna educazione o istruzione militare, non hanno l’esperienza del comando neanche di un plotone e sono totalmente ignoranti nella materia della strategia militare. Putin all’epoca ha preferito rafforzare il controllo politico sull’esercito russo attraverso questi personaggi-fantocci, con la consapevolezza di sacrificare la qualità dell’esercito. Per questo motivo egli, parallelamente, ha investito nelle formazioni di militari speciali in grado di svolgere operazioni di qualità al livello locale e totalmente leali a lui, come ad esempio le forze speciali della Cecenia, che si sono mostrate decisive durante la guerra con la Georgia le quali, dopo le prime ore dell’aggressione georgiana ai danni dell’Ossezia del Sud, si sono precipitate nel luogo del conflitto e hanno fermato l’avanzata delle truppe georgiane prima ancora dell’arrivo delle forze principali dell’esercito russo.

LECCAPIEDI INCOMPETENTI
In poche parole, per i motivi sopra citati, in Russia nell’ultimo quarto di secolo l’esercito è stato ed è tuttora guidato dai dirigenti incompetenti in materia militare. Cosa può accadere nelle forze armate se queste sono guidate da persone lontane dall’istruzione militare? Lo vediamo oggi prendendo in esempio la Russia. Sergei Ivanov, l’uomo di Putin proveniente dai servizi segreti che non ha mai fatto il servizio militare, neanche quello obbligatorio, ha diretto le riforme dell’esercito russo dal 2000 al 2004. È stato un disastro. Dopo di lui è giunto Anatolij Serdyukov, anche lui senza alcuna esperienza nell’ambito militare, ha apportato alcune riforme dell’esercito dal 2007 al 2012. Serdyukov viene considerato da molti esperti e soprattutto dai generali russi il più grande distruttore dell’esercito russo. Dopo le sue riforme sono state annientate le strutture dell’istruzione militari, che ancora all’epoca sovietica erano considerate tra le più avanzate del mondo e preparavano gli specialisti militari non solo per l’Urss ma per tutti i Paesi dell’area politica leale al partito comunista.

La Russia dopo il crollo dell’Urss ha ereditato dall’ultima otto accademie supreme dell’aviazione militare, dopo le riforme di Serdyukov è rimasta una sola accademia che non riesce a mantenere la qualità del processo di istruzione per via del grande flusso di studenti. Di conseguenza, oggi, il ministro della difesa Shojgu, si lamenta del fatto che non ci sono abbastanza piloti esperti. Dei dodici istituti di ingegneria aeronautica che preparavano i tecnici dell’aviazione militare ancora attivi nei primi anni della Russia post sovietica, oggi ne è rimasto solo uno; gli aerei non mancano e anche i piloti per ora ci sono, però scarseggia il personale tecnico di terra, che è un grande problema perché l’aereo militare dev’essere seguito e preparato adeguatamente, altrimenti non potrà svolgere al meglio i propri compiti. Lo stesso destino è toccato agli istituti dei carristi, dell’artiglieria, senza parlare degli istituti del comando di fanteria, che una volta rappresentavano la solida base del sistema dell’istruzione militare in Russia e oggi sono nella misera condizione per colpa delle riforme attuate dai faccendieri politici, che non capiscono niente del sistema militare.

I MISSILI NON BASTANO
Se oggi la compagnia militare privata Wagner viene considerata una delle forze di terra più preparate del sistema militare russo, è perché l’esercito si trova in condizioni complicate. Putin ha puntato molto sullo sviluppo dei nuovi missili nucleari e nei sistemi relativi al loro trasporto, specie nei sottomarini, però le condizioni delle truppe di terra e dell’apparato militare che deve applicare le classiche strategie offensive e difensive lasciano a desiderare. Il recente avvicinamento alle posizioni importanti nel ministero della difesa di generali competenti come Surovikin ha mostrato che Putin comprende propri errori e cerca di rimediare, però gli equilibri dei poteri ormai solidamente formati nel Ministero della Difesa non gradiscono le nuove influenze, soprattutto perché tra i generali di carriera più esperti e il ministro della difesa privo dell’istruzione militare e dell’esperienza operativa, non corre buon sague. 

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