Eliseo, "conseguenze imprevedibili": voci drammatiche, pare che Macron...
È il timore più grande dell’Eliseo: la radicalizzazione delle proteste contro la riforma delle pensioni, con violenze e incidenti dalle conseguenze imprevedibili. Il ricorso del governo francese al 49.3, l’articolo della Costituzione che permette di bypassare il voto in Parlamento per approvare una legge, sta scatenando da giovedì sera un’ondata di proteste in tutta la Francia. Ieri, da nord a sud, migliaia di persone sono scese in piazza per gridare la loro rabbia contro il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, e la sua scelta di “forzare” la democrazia attraverso uno strumento che è certamente legittimo, ma che conferma lo stato di fragilità dell’esecutivo, privo di maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale.
Bordeaux, Nantes e Brest sono state teatro di forti tensioni, con individui incappucciati che hanno dato fuoco a macchine e cassonetti, costringendo gli agenti in tenuta anti sommossa a utilizzare i gas lacrimogeni per contenere i disordini. Sugli Dopo aver Champs Elysées e a Place de la Concorde, piazza parigina diventata simbolo della contestazione (solo un ponte la separa dall’Assemblea nazionale, dove il primo ministro Élisabeth Borne ha azionato il contestatissimo 49.3), la prefettura ha vietato qualsiasi raduno dopo i duri scontri di giovedì e venerdì sera.
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L’unico corteo parigino è partito alle 19 da Place d’Italie, nel sud-est della capitale, su appello della Cgt, ossia l’organizzazione sindacale più oltranzista di Francia. «Se supereranno tutti i limiti dovranno assumersene le responsabilità e subiranno le dovute conseguenze. Pensate forse che ci faremo calpestare a colpi di 49.3 e di manganelli?», ha dichiarato su BfmTv Olivier Mateu, segretario generale della Cgt nel dipartimento di Marsiglia, definendo la mossa del governo «uno sputo in faccia ai lavoratori». Mateu, che nei prossimi giorni sostituirà Philippe Martinez al vertice del sindacato, è il volto della progressiva radicalizzazione del movimento sociale che da gennaio sta paralizzando il Paese a giorni alterni. Pochi giorni fa, ha minacciato il prefetto delle Bocche del Rodano: «Gli ho detto che se osa precettare i compagni delle raffinerie ci sarà la guerra. Perché noi diamo fuoco al dipartimento. Ma non nel senso che ci innervosiamo.
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Incendiamo veramente tutto, con le fiamme vere». E venerdì, quando ha invitato tutti i francesi ad andare a fare il pieno di benzina questo weekend, perché dalla prossima settimana probabilmente «non ce ne sarà più», non stava affatto scherzando. Venerdì sera, infatti, è iniziato il blocco degli impianti della raffineria Normandie di TotalEnergies, situata a Gonfreville-l’Orcher (dipartimento della Manica), ossia della più grande raffineria di Francia. «Le unità sono ferme da ieri sera», ha confermato Alexis Antonioli, rappresentante della Cgt nella raffineria. Il ministro dell’Industria, Roland Lescure, in vista anche del blocco dell’altra maxi-raffineria francese, quella di PetroIneos a Lavera (dipartimento delle Bocche del Rodano), ha assicurato ai microfoni di France Info che il governo precetterà il personale delle raffinerie per sbloccare gli impianti ed evitare penurie di carburante: «Non vogliamo certo lasciare 65 milioni di francesi e un Paese intero bloccati da poche decine di persone.
Lo sciopero è un diritto inalienabile, ma il blocco di un Paese da parte di pochi individui non è tollerabile», ha dichiarato Lescure. Quest’ultimo, tuttavia, dovrà fare i conti con Mateu, determinato con tutte le truppe della Cgt a trasformare la Francia in una polveriera. Nel frattempo al Palais Bourbon, sede dell’Assemblea nazionale, le opposizioni si organizzano. Venerdì sono state presentate due mozioni di sfiducia contro il governo: una da parte del Rassemblement national, l’altra dal gruppo Liot (centristi), sostenuta dalla Nupes, la coalizione delle sinistre guidata da Jean-Luc Mélenchon, ma anche dai lepenisti e da alcuni gollisti. Entrambe saranno sottoposte al voto domani, ma difficilmente otterranno la maggioranza.