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Ucraina e Russia lo dimostrano: gli eserciti di massa servono

Gianluca Mazzini
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Dopo annidi pacifismo dilagante anche in Italia si torna a parlare di servizio militare anche perché, complice la guerra in Ucraina, si è creato un vero e proprio partito bellicista. Si tratta di un fronte trasversale che attraversa il parlamento da destra a sinistra. Il ministro della Difesa Crosetto ha anche istituito un «Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della Difesa». Un think thank dove ci sono giornalisti (Riotta, Panebianco; Tamburini), docenti universitari (Vittorio Maria Parsi, Antonio Zoccoli), manager (Giancarlo Leone, Angelo Maria Petroni) che ha lo scopo di far capire che la Difesa non coinvolge solo le Forze Armate ma anche tecnologia, industria, geopolitica ecc. Tutto bene ma occorre partire dai soldati che non ci sono. E lo dobbiamo all’illusione della “fine della storia” profetizzata dal politologo Francis Fukuyama nel 1989. Ma il mondo unipolare non si è realizzato ed è tornato il confronto tra superpotenze con la guerra come strumento possibile.

Per il generale Marco Bertolini, ex comandante della Brigata Folgore, «in Ucraina assistiamo al ritorno di quella guerra classica che avevamo rimosso. Dove sono decisive le masse e la vigoria dei combattenti. Riscoprire che è necessaria la fanteria è un trauma per tutti i paesi europei, Italia in testa. Da noi la leva obbligatoria è stata sospesa nel 2004, per decisione di tutti i partiti. La destra puntava ad un esercito esclusivamente professionale, la sinistra era pervasa di pacifismo e voleva abbattere la spesa militare. Per una guerra di trincea come quella che si combatte in Donbass ci vogliono fanteria, artiglieria e truppe motorizzate. Esattamente quello che noi non abbiamo più. Per ricostituire questi reparti ci vorrebbero distretti militari e centri sanitari in tutto il territorio nazionale per selezionare e irregimentare i giovani più idonei e prestanti. Ci vorrebbero caserme per ospitarli che oggi sono dismesse o in rovina».


Oggi il dibattito italiano sul ritorno del servizio di leva riguarda più i fini etici (insegnare ai giovani il dovere oltre ai diritti) che quelli operativi. Oggi il nostro Esercito non arriva a 100mila uomini ma se per Marina e Aeronautica ha senso l’impiego di soli professionisti, l’Esercito ha bisogno di numeri significativi per «confronti ad alta intensità». Problema comune a tutt’Europa ma nel nostro caso aggravato da bassa natalità, caserme fatiscenti e insufficienti, sparute aree addestrative. Situazione drammatica se si guarda all’Ucraina. Spiega Bertolini: «Oggi in Italia domina l’etica dell’armiamoci e partite. Stiamo tenendo acceso un incendio in Ucraina che se non si spegne è destinato ad allargarsi. Armare uno dei due belligeranti ci avvicina all’escalation. Per molti anni abbiamo fatto finta di non vedere che le guerre attorno a noi si moltiplicavano: Siria, Libia, Afghanistan. Alla guerra tecnologica oggi dovremmo aggiungere masse di uomini da mandare in trincea, luogo dove non si conosce la pietà». 

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