Ucraina, la Svizzera distrugge i missili: assist a Putin
"O siamo neutrali, e lo restiamo, o entriamo in un’alleanza di sicurezza", come la Nato. È questo il dilemma che da inizio guerra in Ucraina sta attanagliando la Svizzera. Con l'invasione russa dell'Ucraina, la neutralità è messa a dura prova. Ad oggi la compagnia OerlikonBührle è l’unica produttrice di munizioni per i Gepard, i semoventi antiaerei tedeschi che sono arrivati a decine a Kiev. Peccato però che nel frattempo, stando a quanto riportato dal Foglio, il paese elvetico si appresti a distruggere i missili di produzione inglese. Si tratta di 60 Rapier, un sistema missilistico di difesa terra-aria di produzione inglese ancora funzionante. Per l’Nzz am Sonntag una prima tranche è stata smantellata, "seguirà il resto", ha confermato il ministro della Difesa svizzero.
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"La nostra politica si basa sull’impegno per la pace, sulla legge umanitaria, sulla mediazione ove possibile", è andato ripetendo il presidente della Confederazione svizzera, Alain Berset, per cui "le armi svizzere non debbano essere utilizzate nelle guerre". E allora come può una compagnia elvetica come la OerlikonBührle produrre munizioni? "Essere uno stato neutrale che esporta armi è quel che ha portato la Svizzera in questa situazione. Vuole esportare armi per fare affari. Vuole esercitare il controllo su queste armi. E vuole anche essere il good guy. Ecco dove sta inciampando ora il nostro paese", non può fare a meno di notare Oliver Diggelmann, professore di Diritto internazionale all’Università di Zurigo.
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La neutralità della Svizzera è infatti una "neutralità armata", che "ha bisogno di soldati, di armi, di equipaggiamento, cioè di un’industria, altrimenti non serve a nulla". Un primo punto di incontro poteva essere raggiunto a inizio anno quando in Parlamento è arrivata una proposta: i paesi che condividono gli stessi valori democratici della Svizzera possono riesportare armi svizzere. Troppo presto per cantar vittoria, il Partito popolare svizzero, che vanta la maggioranza relativa, ha rifiutato la legge. E quindi, ecco che si è tornati punto e a capo. In questi mesi il dibattito è arrivato nelle piazze, con manifestazioni con tanto di bandiere ucraine. Per questo l'esecutivo svizzero starebbe pensando a un referendum per porre finalmente fine al dibattito.