Oligarchi battono Ue in tribunale: l'ombra del Gruppo Wagner
Dall’Ucraina alle aule di tribunale, impegnata su più fronti la famiglia Prigozhin è riuscita a vincere ieri una significativa, quanto inaspettata battaglia. E non si tratta di quella di Bakhmut alla quale lo spietato Evgenij e la sua Wagner non riesce proprio a venirne a capo, ma di quella alla seconda corte più alta dell’Unione Europea alla quale la madre Violetta si era rivolta dopo essere stata raggiunta dalle sanzioni europee. In sostanza il tribunale con sede nel Lussemburgo ha deciso che non basta essere parenti del numero uno della Wagner, nonché stretto collaboratore di Putin, per essere inserito nell’elenco dei cattivi, servono responsabilità dirette che in questo caso a quanto pare non ci sono.
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«Anche se Prigozhin è responsabile di azioni che compromettono l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, il legame tra la sig.ra Prigozhina e suo figlio stabilito al momento dell'adozione degli atti impugnati si basa esclusivamente sul loro legame familiare ed è quindi non sufficiente a giustificare la sua inclusione negli elenchi contestati», ha affermato il tribunale in un comunicato stampa.
COMPLICITÀ - Per la verità quando il Consiglio Ue ha deciso di inserire in tale lista figlio e madre Prigozhina sosteneva che tra i due non c’erano solo stretti legami di parentela, ma erano anche soci in affari nella Concord Management and Consulting LLC. La madre però avrebbe lasciato tale società nel 2017 e tanto è bastato al Tribunale per stabilire che anche da quel punto di vista le sanzioni non trovano fondamento.
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La sentenza, alla quale ovviamente la Ue ha tutto il diritto di fare ricorso, riguarda comunque la prima tranche di sanzioni decise nel febbraio del 2022 e non quelle successive confermate sei mesi dopo contro le quali la Prigozhina dovrebbe fare ricorso separatamente.
PRECEDENTE PERICOLOSO - Questo significa che i beni della donna rimangono comunque congelati e che per il momento le sarà impossibile anche viaggiare in Europa, ma la sentenza rimane comunque un caso clamoroso e un importante precedente che potrebbe far saltare decine di altri procedimenti ai danni di parenti, fidanzate, amanti o semplici amici di oligarchi e politici russi finiti nel mirino di Bruxelles. Nel 2022 si sono registrati almeno 80 casi di sanzionati relativamente alla guerra in Ucraina che avevano fatto ricorso forti di un record non proprio positivo dell’Ue che secondo i dati ufficiali tra il 2008 e il 2015 aveva perso addirittura due terzi di tali cause. Tra i “parenti” che hanno impugnato la decisione ci sono ad esempio Galina Pumpyanskaya, moglie del miliardario Dmitry Pumpyansky, e Maya Tokareva, figlia di Nikolay Tokarev, presidente della compagnia di gasdotti russa Transneft.