Moldavia, "pronto il colpo di Stato": Putin vuole scatenare l'inferno
Purtroppo è tutto vero. "La Moldavia sta fronteggiando una concreta minaccia russa", conferma Dionis Cenusa, analista moldavo dell’Eastern Europe Studies Center di Vilnius, in Lituania. "Continueranno a provare a destabilizzare il Paese. La situazione è veramente incerta", dice in una intervista a Il Giorno. Tuttavia, al momento, un intervento militare russo in Moldavia è escluso: "Non ci sono le condizioni. Nel 2022 la Russia, invadendo l’Ucraina, tentò di avanzare nel sud per prendere Odessa e stabilire un collegamento tra la Trasnistria e il Donbass. Era un piano ambizioso ed è fallito. Adesso non vi sono le condizioni per riprovarci. La Russia userà le forze che le sono rimaste per prendere il Donbass, che è il suo obiettivo strategico, mentre il sogno di una avanzata fino alla Transnistria, varcando di nuovo il fiume Dnepr, non è realistico. Magari a qualcuno al Cremlino piacerebbe, ma non ne hanno le forze e lo sanno".
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Mosca invece potrebbe alimentare le manifestazioni di piazza per cercare di far cadere "democraticamente" il governo di Chisinau filoccidentale: "Ci sono tutte le condizioni perché possano provarci, visto che il governo è molto impopolare, anche se le proteste non sono molto estese. La Russia vuole creare instabilità e beneficiarne". "L’obiettivo massimo" di Putin, prosegue Cenusa, "è sicuramente avere un governo filorusso a Chisinau; quello più realistico, ma pur sempre complesso da ottenere, è avere un governo neutrale che ritiri la richiesta di adesione all’Ue e non minacci gli interessi geopoltici di Mosca. È capace la Russia di concretizzare un piano sovversivo del genere? Diciamo che per la Russia rendere operativo un piano simile non sarebbe facile".
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Del resto il malgoverno e le difficili condizioni di vita in Moldavia possono essere sfruttate da Putin per far cadere il governo: "Senza dubbio la Russia sta usando la povertà, aggravata dalla crisi energetica, per accrescere il malcontento della popolazione e usarla", conclude l'analista. "L’estesa corruzione, poi, contribuisce alla rabbia della gente, che è reale".
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