Putin, "proiettili conficcati nella schiena": la nera profezia sulla sua fine
Continuano le congetture sulla morte di Vladimir Putin. Da quando il presidente russo ha dato l’ordine di invadere l’Ucraina si sono sprecate le voci sulle sue condizioni di salute: c’è chi lo ha definito malato di cancro, chi con il morbo di Parkinson e via discorrendo. Inoltre va molto in voga la teoria dell’assassinio operato da non meglio precisate “forze interne” che a un certo punto ne avranno abbastanza di lui.
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Ad avvalorare questa tesi si è aggiunto anche Nate Sibley, esperto di guerra e ricercatore presso l’Hudson Institute’s Kleptocracy Initiative. Contattato da Express.co.uk, si è sbilanciato sulla morte del leader del Cremlino: “A differenza di tanti ricchi russi, Putin non ha intenzione di ritirarsi pacificamente in una villa in Costa Azzurra con le sue amanti. Qualunque cosa gli riservi il futuro, è sempre più improbabile che sia un lieto fine. O morirà sul lavoro o con una serie di proiettili conficcati nella schiena”.
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“Non sarei sorpreso - ha aggiunto Anthony Burr, esperto di pubbliche relazioni che ha vissuto sia in Russia che nel Regno Unito - se morisse sul posto di lavoro. Non si arrenderà facilmente e chi può estrometterlo? Nessuno. Negli ultimi 23 anni è riuscito a rimuovere qualsiasi minaccia alla sua leadership con ogni mezzo necessario”. Questa è sostanzialmente la stessa teoria di Volodymyr Zelensky, che qualche giorno fa ha dichiarato che “ci sarà sicuramente un momento in cui la fragilità del regime di Putin si farà sentire all’interno della Russia. Troveranno un motivo per uccidere l’assassino, ma avranno bisogno di una ragione”.