Papa Francesco
A un anno esatto dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, non solo proseguono e si intensificano i bombardamenti dei missili russi, le distruzioni delle infrastrutture militari e anche civili (scuole, case, ospedali, centraline elettriche), non solo aumenta il numero delle vittime e dei danni globali (già intensissimi) ma non si intravede alcuno spiraglio di pace. All’Assemblea dell’ONU venerdì il Presidente Guterres ha dichiarato di aver ascoltato l’intensificarsi di allusioni e «mezze frasi» sul ricorso ad armi nucleari. E il cd «programma di pace» della Cina, di prossima presentazione, pare sarà più favorevole alla Russia che alla pace.
L’Occidente, a livello politico, è sempre saldamente al fianco dell’Ucraina (anche se nelle popolazioni cresce un atteggiamento contrario). Aumenta il livello e la qualità degli armamenti forniti all’Ucraina: la decisione di fornire carri armati Leopard era appena stata salutata come storica, che già la notizia veniva superata dalle richieste di aerei da combattimento, missili a lungo raggio, navi da guerra e sottomarini. Le invocazioni di aiuto sono crescenti, d’altronde il popolo ucraino si sta comportando eroicamente, e i suoi capi si dichiarano convinti di poter vincere la guerra. Il ministro degli Esteri lituano ha detto: «Dobbiamo superare la paura di voler sconfiggere la Russia». Certo, tutto ciò è comprensibile.
Ma è anche ragionevole?