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Generale Tricarico, "basterebbero meno di due mesi": l'arma che cambia tutto

Mirko Molteni
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Il presidente russo Vladimir Putin ha evocato ancora le armi nucleari, ma si muove la diplomazia cinese. Ecco il parere del generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica dal 2004 al 2006 e ora presidente della Fondazione ICSA di studi strategici.

Generale, quanto è rischiosa la sospensione russa del trattato New START sulle atomiche strategiche?
«L'annuncio della sospensione del New START da parte della Russia rientra nella retorica guerresca del discorso di Putin. Dal punto di vista operativo non cambia nulla, alla Russia bastano le testate esistenti per sconvolgere l'Europa. Non servirebbe costruirne altre. Semmai, è preoccupante che, col New START, Putin evochi di nuovo la carta nucleare legandola a un altro passaggio del discorso, l'accusa all'Occidente di minacciare la sopravvivenza stessa della Russia. Richiama la dottrina nucleare russa, che prevede l'uso di atomiche anche in caso di attacchi convenzionali che minaccino l'esistenza dello Stato russo».

I cinesi riusciranno a mediare?
«L'iniziativa diplomatica cinese è l'unica buona notizia di questi giorni. Solo la Cina ha il peso diplomatico sufficiente per mediare. I precedenti tentativi, da parte della Turchia odi Israele, non hanno funzionato per l'insufficiente peso di queste nazioni. Se è vero che il piano di Pechino, di cui non si hanno dettagli, ma solo indiscrezioni, parla di integrità territoriale dell'Ucraina, ma anche di garanzie di sicurezza per tutti, anche per la Russia, è di sicuro più fattibile del piano di Zelensky in 10 punti, che è solo un asso pigliatutto. Sembra però che i cinesi non prevedano una tutela delle minoranze, a garanzia del Donbass. Io avevo già scritto che un piano credibile dovrebbe prevedere una tutela speciale per il Donbass, in cambio del congelamento definitivo di ulteriori allargamenti della NATO. Anche per la Crimea si potrebbe studiare uno statuto speciale».

Come giudica l'attuale situazione sul campo?
«A Bakhmut e nel resto del fronte continua lo stallo. I russi hanno il vantaggio del numero e possono costituire riserve più in fretta degli ucraini, ma le dimensioni non sono tutto e non si traducono di per sé in capacità combattiva. La logistica russa è precaria e il morale è basso, anche perché i volontari si lamentano perchè sono pagati poco. La compagnia Wagner, poi, sgomita in cerca di visibilità, rivendicando successi, ma accusa l'esercito di non darle armi e munizoni. Gli ucraini, invece, hanno un morale alto, perché lottano per il loro territorio e proseguono a riorganizzarsi e a migliorare le loro capacità, anche tecnologiche. Di fatto, il fronte resta in equilibrio, salvo oscillazioni di pochi chilometri».

Gli ucraini chiedono aerei da caccia occidentali. Si dice che anche l'Italia abbia offerto una manciata di Tornado e AMX. Da generale dell'Aeronautica, che ne pensa?
«Escludo che l'Italia dia un pugno di Tornado odi AMX, che non servirebbero e, anzi, per le complicazioni logistiche sarebbero sabbia infilata negli ingranaggi della macchina bellica di Zelensky. L'idea di caccia italiani a Kiev è un'invenzione giornalistica. Un aereo utile agli ucraini sarebbe l'F-16, costruito in 4600 esemplari, operativi in 20 paesi. L'F-16 è disponibile in quantità perché molte nazioni si sono dette favorevoli a cederlo, come l'Olanda, che lo sta sostituendo con l'F-35. È un caccia multiruolo, può svolgere vari tipi di missioni, a differenza dell'AMX che può fare una cosa sola, l'attacco leggero. L'F-16, invece, oltre che intercettore e caccia da superiorità aerea, può effettuare missioni d'attacco in profondità, portando oltre 2000 kg di bombe».

Ma si dice che dare gli aerei richieda tempi lunghi, che arriverebbero a guerra finita...
«Sui tempi di consegna degli aerei sono state dette sciocchezze. Da pilota posso dire che, stimando un pilota ucraino di Mig-29 con media abilità, il tempo necessario per imparare a volare sull'F-16 non supera 2-3 settimane. Se aggiungiamo il tempo per l'addestramento operativo, cioè imparare a impiegarlo in guerra, sono altre 2-3 settimane. Diciamo che, come addestramento sufficiente a volarci in battaglia, siamo in totale a un mese e mezzo, massimo due mesi. Forse l'addestramento del personale di terra alla logistica e alla manutenzione di un aereo sofisticato richiederebbe qualche settimana in più, ma non ci vogliono anni come ha detto qualcuno».

Non sarà che si ritarda l'invio degli aerei per evitare che gli ucraini bombardino la Russia? F-16 con serbatoi ausiliari arriverebbero a Mosca...
«Certo con gli F-16 in mani ucraine c'è rischio di escalation. I russi si irriterebbero ancor di più. Ritengo che, come già gli ucraini hanno promesso di non attuare attacchi in profondità sul territorio russo, formuleranno una simile promessa anche nel caso ricevano F-16».

Quanto durerà ancora il conflitto?
«La guerra può andare avanti a tempo indeterminato. Come già lo scorso anno, vedremo combattimenti con andamento carsico, fra periodi più calmi e periodi con picchi di combattimenti. Se ne esce con la diplomazia, oppure con imprevisti, tipo un collasso del potere politico a Mosca. Una crisi governativa per un'opinione pubblica stanca della guerra sarebbe possibile anche in Ucraina, ma meno probabile perchè gli ucraini sanno per cosa muoiono».

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