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Ucraina, battaglia decisiva? I russi avanzano e Kiev trema

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Daniele Dell'Orco
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Al quartier generale della Nato a Bruxelles, il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, si sta impegnando in queste ore per «fare pressioni per ottenere dei jet da combattimento». Galvanizzato dal fatto che dovrebbe mantenere il suo posto per decisione del presidente ucraino Zelensky, dopo essere stato a un passo dalla rimozione a seguito degli scandali di corruzione esplosi negli appalti per la Difesa di Kiev, ieri è apparso sorridente davanti alle telecamere, ed ha tirato fuori dal taschino della giacca un fazzoletto di colore verde scuro con raffigurati due caccia F-16.

Al momento però, più che di jet e di carri armati occidentali (la Germania è pronta a fornire 14 Leopard 2 modello A6, che sommati ai 3 analoghi panzer messi a disposizione dal Portogallo rendono possibile la costituzione di appena mezzo battaglione), a Bruxelles si sta discutendo su come alimentare la macchina da guerra ucraina nell’immediato. In quello che si è ormai tramutato in un conflitto di logoramento, il “dio della guerra”, l’artiglieria, sta rischiando di rimanere a bocca asciutta per via delle pesanti battaglie di batteria e controbatteria che si combattono nel Donbass.

 

 

ORDINATIVI
I due eserciti bruciano migliaia di proiettili al giorno, e per far fronte alla scarsità di munizioni, i partner della Nato si sono impegnati a collaborare con le industrie militari per incrementare la produzione. Se da par suo l’esercito Usa ha annunciato di aver assegnato 522 milioni di dollari in ordini a due società per la produzione di munizioni di artiglieria da 155 MM per l’Ucraina (le produrranno Northrop Grumman System Corp e Global Military Products Inc. e saranno consegnate non prima di marzo), il Regno Unito, insieme a Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Danimarca, Islanda e Lituania ha promesso di contribuire con oltre 585 milioni di euro al Fondo internazionale per l’Ucraina (Ifu), almeno la metà dei quali saranno destinati all’artiglieria (il resto dello stanziamento prevede intelligence navale, sorveglianza e ricognizione, pezzi di ricambio per carri armati). Kiev, insomma, più che su promesse futuribili di forniture complicate e rischiose come gli aerei, ha bisogno seduta stante di attrezzature in grado di resistere ai tentativi di offensiva dei russi, iniziati con fortune alterne da un paio di settimane.

NUOVE SANZIONI
Se a sud-ovest di Donetsk, nel villaggio di Ugledar, gli assalti di Mosca sono stati respinti, la situazione nella regione di Lugansk è ben più complicata, con i russi che stanno lanciando «ondate» di attacchi nelle direzioni di Bilohorivka e Kreminna con il supporto dell’aviazione e forti del fatto che l’Ucraina ha dovuto rischierare riserve per difendere Bakhmut. La «fortezza», come l’ha definita Zelensky, è accerchiata da tre lati. Da lunedì l’Ucraina ha chiuso l’accesso a volontari e giornalisti, ma potrebbe non essere un preludio ad un ritiro imminente. Anzi. Per stessa ammissione del leader della PMC Wagner, Yevgeny Prigozhin, i suoi contractor dovranno battagliare ancora per settimane per poter conquistare la città. Sui cieli ucraini, intanto, sono comparsi “palloni volanti” in stile cinese, dotati di riflettori radar piramidali e apparecchiature di intelligence. Potrebbero aver rilevato informazioni sulla difesa aerea ucraina in vista di altri massicci attacchi con droni e missili. Per complicare la vita ai russi, l’Unione europea sta lavorando all’introduzione di un decimo pacchetto di sanzioni per limitare l’esportazione di molteplici componenti elettronici utilizzati proprio nei sistemi aerei di Mosca.

 

All’annuncio del presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev ha risposto definendola con spregio «la più alta ginecologa dell'Ue», con riferimento alla sua laurea in medicina e chirurgia e alla sua professione di medico. Nello scontro di invettive a distanza rientra pure il sabotaggio del gasdotto Nord Stream del settembre scorso. La Russia ha chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu dopo un’inchiesta pubblicata dal giornalista americano Seymour Hersh che indica come responsabili gli Usa con la complicità della Norvegia. Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha definito l’attacco «la soluzione finale» dell’Occidente alla questione del gas tedesco, ai danni della Germania. 

 

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