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Charles Sobhraj, ai francesi piace il serial-killer letterato

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Mauro Zanon
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È uno dei serial killer più efferati della storia, negli anni ’70, in Asia, ha drogato, stuprato e ammazzato almeno venti backpacker occidentali lungo la cosiddetta “rotta hippie”, nel 2004 e nel 2014 è stato condannato a due ergastoli in Nepal per aver ucciso una turista americana e una canadese nel 1975, ma la televisione francese se lo contende come ospite nei suoi salotti a presentare la sua autobiografia. «Due mesi dopo il suo arrivo in Francia per motivi di salute, il serial killer Charles Sobhraj, soprannominato “Il Serpente”, viene accolto in pompa magna su Tf1, France 2 e BfmTv per fare la promozione della sua autobiografia», commenta il sito Fdsouche.

 

 

 

Sobhraj, 78 anni, cittadino francese di origini vietnamite e indiane liberato lo scorso 23 dicembre da un istituto penitenziario di massima sicurezza in Nepal, ha appena pubblicato per le edizioni L’Archipel i suoi mémoires, “Moi, le Serpent”: il racconto della “sua” verità, scritto con l’aiuto del giornalista Jean -Charles Deniau. «Non sono un assassino, non ho ucciso nessuno (...) Non sono un serial killer e lo proverò», ha dichiarato Sobrahj in un’intervista per Tf1. Un passaggio tv che non è passato inosservato e ha scioccato i telespettatori. «La trasformazione in star di questo essere immondo è vergognosa», ha scritto indignato un utente su Twitter. Altri si sono lamentati dei «toni mielosi» della giornalista di Tf1, Audrey Crespo-Mara, che ha trattato con i guanti Sobhraj mentre raccontava le sue aggressioni, il modo in cui manipolava le vittime, le drogava e le derubava.

 

 

 

Il problema è che Sobhraj è stato subito chiamato anche da France 2, il primo canale pubblico, nel programma “Quelle époque”, salotto del progressismo catodico francese. E su BfmTv, la rete all news più seguita di Francia, ha ribadito la sua innocenza: «Non ho mai ucciso nessuno». Ma si sa, una certa Francia ha sempre avuto un debole, un fascino malsano per questi personaggi, per questi assassini dalla vita avventurosa. Basti pensare al trattamento che venne riservato al terrorista rosso Cesare Battisti, condannato per quattro omicidi: protetto e incensato dalla politica e dall’intellighenzia goscista francese come un eroe romantico, mentre in Italia i parenti delle sue vittime chiedevano giustizia. 

 

 

 

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