Giappone, ricetta-choc: "Gli anziani sono troppi? Si uccidano"
Calo drastico delle nascite, età media sempre più lunga:in Giappone lo scorso anno la popolazione è calata di 644mila unità, e si prevede che nel 2060 il Paese conterà appena 86 milioni di abitanti contro i 128 milioni del 2008 (anno di massima espansione demografica) ei 125milioni attuali. La conseguenza più vistosa di questo trend è che nel Paese ci sono sempre più vecchi e sempre meno giovani, attualmente 36,21milioni di cittadini hanno età pari o superiore a 65 anni, ovvero il 29% della popolazione totale, mentre 14,45 milioni, cioè l’11,6% della popolazione, ha un’età pari o inferiore a 14 anni, l'11,6% della popolazione. L’altra conseguenza è che lo stato sociale giapponese sta per saltare in aria, ovvero entro qualche anno ci saranno troppe poche persone che lavorano per pagare le pensioni di quelli che non lavorano, per non parlare del sistema sanitario nazionale già non più in grado di far fronte alle emergenze. In un discorso drammatico il premier Kishida ha detto che questa è la vera sfida che attende il Paese del Sol Levante negli anni a venire, che oramai non c’è più tempo da perdere e che «bisogna ristabilire una società economica incentrata sui bambini e ribaltare il tasso di natalità».
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C’è però chi trai giapponesi ha un’altra idea, e per questo in patria viene considerato una mezza star. In sostanza per Yusuke Narita, 37enne assistente alla cattedra di economia a Yale, che indossa strambi occhiali con una lunetta tonda e l’altra quadrata, la natalità è un problema secondario: prima va risolto quello dei vecchi in modo drastico e deciso,facendo in modo che i giapponesi arrivati a una certa età per il bene della Patria spariscano, ovvero che facciano leva sui propri sentimenti di orgoglio nazionale, di appartenenza a un popolo, e decidano più o meno autonomamente di togliersi la vita.
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LAVARE UN’ONTA
«L’unica soluzione possibile è abbastanza chiara, un suicidio di massa degli anziani» aveva detto nel 2021 in un’intervista in un notiziario giapponese passato alla storia, facendo esplicitamente riferimento al seppuku, ovvero il suicidio tradizionale che i samurai,ma non solo, praticavano per lavare un’onta, che fosse una sconfitta militare, un errore, un’umiliazione o qualcosa del genere. Tale truculenta pratica prefigurerebbe, secondo l’idea di Narita, l’immagine di milioni di anziani che pur di rinunciare alla pensione e di regalare un futuro ai loro nipoti si sventrano con una spada corta (tantoo) e nel frattempo vengono eventualmente decapitati con una spada lunga da un pietoso attendente. Tale è la prassi evocata dal professorino, peraltro rarissima ai nostri tempi (il più famoso seppuku in era moderna rimane quello di Yukio Mishima nel 1970), pur rimanendo il suicidio la prima causa di morte in Giappone per gli uomini tra i 20 e i 44 anni e tra le donne tra i 15 e i 29 anni. Gli anziani, insomma, dovrebbero fare quello che fanno attualmente con maggiore frequenza i giovani con il “mal di vivere”. Certo Narita ai tempi potrebbe essere stato influenzato dall’emergenza Covid che ha fatto strage tra gli anziani - qualcuno disse con macabro sarcasmo che ci hanno guadagnatole casse degli istituti di previdenza -, ma pur non volendo, il concetto lo ha in pratica ribadito e perfino aggravato la scorsa settimana mentre cercava di spiegare al New York Times che tali parole erano state estrapolate da un’intervista più ampia. Perpetrando la sua leggenda, stavolta Narita si è lasciato sfuggire che in futuro l’eutanasia potrebbe diventare perfino obbligatoria, insomma che il suicidio salva-Giappone non sarà più volontario e inutilmente sanguinario, ma silenzioso e indotto dallo Stato il quale per legge potrebbe stabilire che a una certa età bisogna levarsi dai piedi.
LARGO AI RAGAZZI
A inizio anno a Narita è stato chiesto di difendere le sue opinioni in una classe e lui lo ha fatto mostrando una clip del film “Midsommar” del 2019,in cui una setta costringe un membro più anziano a saltare da un dirupo. «Che sia una buona cosa o no, questa è la domanda più difficile a cui rispondere» ha detto, aggiungendo asettico che «se pensi che sia un bene, allora forse puoi lavorare sodo per creare una società del genere». Al Times il professore ha anche aggiunto che ciò consentirebbe alle generazioni più giovani di farsi strada negli affari, nella politica e in altri aspetti della società che la generazione più anziana si rifiuta di lasciare, «gli stessi magnati - ha spiegato - che continuano a dominare il mondo della politica, delle industrie tradizionali e dei media/intrattenimento/giornalismo per molti anni». Quest’ultimo aspetto per la verità è quello più sentito tra i giovani tra i quali Narita ha fatto proseliti, vantando su Twitter un seguito di 569.000 follower.