Gas, "il prezzo precipita": cosa cambia da subito
Certo, è ancora presto per cantare vittoria, ma la guerra energetica dichiarata da Mosca all’Unione europea si sta ritorcendo contro la Russia. Il pericolo di un razionamento dei consumi, infatti, complice il clima mite, è sempre più lontano, mentre quasi tutti gli Stati membri, a cominciare dall’Italia e dalla Germania, i più dipendenti dal gas russo, hanno avviato con successo un piano di diversificazione dei fornitori che li ha protetti dai ripetuti tagli dei flussi decisi dal Cremlino in risposta alle sanzioni.
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A pagarne il conto è stata soprattutto Gazprom. L’anno scorso le esportazioni del colosso energetico russo con i Paesi non appartenenti all’ex blocco sovietico sono crollate del 46% a 100,9 miliardi di metri cubi. Una riduzione dovuta principalmente all’Ue dal momento che le vendite in Cina sono cresciute a 15,3 miliardi di metri cubi. In particolare, i flussi verso i Paesi europei si sono attestati nell’ultima settimana di dicembre a 526 milioni di metri cubi, contro i 2,6 miliardi registrati ai primi di marzo. Gazprom, insomma, ha perso il suo cliente principale che gli garantiva circa il 70% dei ricavi. Va detto, però, che grazie ai rincari del gas dell’anno scorso, la compagnia russa gode ancora di ottima salute. Solo nel primo semestre 2022, la società ha realizzato 41,7 miliardi di dollari di profitti netti contro i 29 miliardi di tutto il 2021, anno comunque da record.
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Un dato che sarà difficile ripetere anche quest’anno. Secondo la Reuters, dalle uniche due rotte ancora in funzione, quella ucraina e quella via Turchia, nelle prime due settimane di gennaio sono arrivati solo 63,7 milioni di metri cubi al giorno, un calo del 22% rispetto a dicembre. E la Germania, che importava da Mosca quasi la metà del proprio fabbisogno di gas, ha azzerato i suoi acquisti, sostituendo in parte le consegne russe con il gas liquefatto. Anche l’Italia, che fino a prima del conflitto comprava da Mosca il 40% di tutto il metano importato, è riuscita a ridurre la propria dipendenza al 16%. In tutto ciò, il prezzo del gas, dopo aver toccato il livello record di 340 euro al megawattora ad agosto per la corsa agli stoccaggi, continua la sua fase discendente. Ieri al Ttf quotava 55,75 euro la megawattora, un calo di oltre dieci euro in una settimana (66,8 euro venerdì scorso). Tuttavia, la crisi energetica non si è ancora risolta. Secondo il segretario generale del Forum dei Paesi esportatori di Gas, di cui fanno parte, tra gli altri, Algeria, Qatar e Russia, «la crisi del gas rimarrà nel 2023 e potrebbe continuare fino al 2026, quando arriveranno i progetti di liquefazione e avvieranno la produzione». L’organizzazione prevede poi un aumento della domanda di metano del 36% entro il 2050.