Germania isolata, non solo Meloni: chi scarica Scholz (e perché)
«Liberate i Leopard» titolava ieri il Financial Times sottolineando l’isolamento della Germania che si ostina a non cedere i suoi preziosi carri armati alla Ucraina. Sembra che il futuro di Kiev sia tutto in mano a Berlino, che la vittoria contro l’invasore russo passi solo di lì, dal fiore all’occhiello dell’industria militare tedesca, eppure... Eppure c’è ben dell’altro, c’è una tensione verso la vecchia locomotiva d’Europa che va oltre la faccenda dei Leopard, c’è la sensazione o forse sarebbe meglio dire la certezza che la politica di Berlino che antepone sempre i propri interessi (economici) a quelli dell’Europa e di tutto l’Occidente abbia oltremodo stufato.
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Prendiamo l’intervista rilasciata dal presidente del Consiglio europeo Michel a Repubblica in cui sostiene che per salvare la Ue dalla crisi imminente e dalla concorrenza sleale degli Usa servono fondi comuni immediati per tutti i 28 Paesi. Michel senza troppi giri di parole aggiunge che affidare tutto alle distorsioni degli aiuti nazionali farebbe il gioco dei due Paesi economicamente più forti, in particolare di uno, la Germania. «Al prossimo Consiglio europeo spero che la Commissione presenti una proposta complessiva su tutto questo» ha detto il politico belga con un chiaro atto di sfida alla sua nemica giurata, la presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen alla quale in passato ha più volte rinfacciato di fare troppo spesso gli interessi del suo Paese di origine, la Germania - vedi ad esempio la resistenza sul price cap dal gas - anziché quelli dell’Europa della quale peraltro è la massima figura istituzionale. Un pacchetto che deve essere «complessivo», ha aggiunto Michel, perché «se alla fine diamo maggiore flessibilità agli aiuti di Stato e basta, allora è vero che c’è un problema perché significa che per alcuni Paesi c’è un rischio di concorrenza sleale».
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Tipo, solo per fare l’esempio più recente ed eclatante, lo scudo da 200 miliardi che la Germania ha varato lo scorso anno per ovviare alla crisi energetica fregandosene dell'Unione Europea, delle politiche comuni, delle regole e della solidarietà. «Il Paese più ricco, il Paese più potente dell’Ue sta cercando di usare questa crisi per ottenere un vantaggio competitivo per le proprie imprese sul mercato unico» disse in proposito il primo ministro polacco Morawiecki, lo stesso che proprio in queste ore ha sottolineato quanto sia inaccettabile che la Germania non conceda l’autorizzazione per l’invio dei Leopard a Kiev e quanto tale decisione la isoli dal resto del mondo occidentale.
Dicono che sono preoccupati per l’eventuale allargamento del conflitto, ma non c’è anche in questo caso dietro un inconfessabile interesse economico? La risposta l’ha data lo stesso Scholz la settimana scorsa sostenendo che la cooperazione economica tra Germania e Russia potrebbe essere nuovamente possibile se il Cremlino ponesse fine alla sua guerra in Ucraina. Per il Cancelliere insomma i Leopard è meglio che rimangano in gabbia.
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