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Russia, orrore in tv: "Non lo nascondo, è bello". Per cosa esultano

Carlo Nicolato
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Il bilancio delle vittime dell'attacco al condominio di Dnipro è ufficialmente salito a 40, ma si tratta di un conto ancora parziale in quanto mancherebbero all'appello ancora decine di persone. Sebbene Kiev non abbia dubbi sull'accaduto - l'aeronautica ucraina sostiene sia stato un missile russo Kh-22, noto per la sua imprecisione e difficile da intercettare - il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato «che le forze armate russe non colpiscono edifici residenziali o infrastrutture civili». «Gli attacchi vengono effettuati su obiettivi militari, evidenti o mascherati», ha aggiunto Peskov, facendo capire che i casi sono due: o Mosca non ha nulla a che fare con quella strage, oppure quel complesso residenziale era un obiettivo militare mascherato. Difficilmente però può essere considerato un obiettivo militare l'ennesimo attacco alla Croce Rossa avvenuto ieri a Kherson che per fortuna stavolta, nonostante anche un incendio divampato dopo il bombardamento, non avrebbe provocato vittime.

 

 

Poche ore prima dell'intervento di Peskov peraltro il popolare conduttore televisivo russo Sergey Mardan si compiaceva per la strage di Dnipro, augurandosi che lo stesso possa avvenire a Kiev e Kharkiv. «Allora abbiamo festeggiato con dei bei fuochi d'artificio come si deve» ha detto Mardan riferendosi al capodanno russo. Mardan si è poi chiesto se lo spettacolo è bello e si è risposto da solo che sì, lo è: «Non lo nascondo, è bello. Ma sarebbe molto meglio vedere un ponte sul Dnipro saltare in aria. Anche se è stato il nostro missile a colpire quella casa, non cambia nulla per me personalmente. Guarda le foto di Mariupol. Questo è ciò che accadrà a Kharkiv e Kiev. Sì. Succederà a Dnipro, succederà a Kiev».

Lo stesso concetto lo aveva peraltro espresso un paio di settimane fa quando si era augurato che per il capodanno la capitale diventasse totalmente inabitabile, attraversata solo dai carri armati russi. Questa la propaganda, nella realtà piuttosto Mosca deve registrare un'importante defezione tra le sue file più prestigiose, quelle del gruppo Wagner che evidentemente non è così poi granitico come Prigozhin e Putin vorrebbero farci credere.

 

 

UCCISO A MARTELLATE - Uno dei comandanti della milizia mercenaria se l'è data a gambe e ha chiesto asilo politico in Norvegia. In un video diffuso dal gruppo per i diritti umani gulagu.net, il mercenario pentito Andrey Medvedev, che guidava il plotone dell'ex prigioniero Yevgeny Nuzhin, ucciso dai suoi commilitoni a martellate dopo il suo ritorno dalla prigionia ucraina, ha raccontato di aver passato il confine scavalcando due recinzioni vicino al villaggio di Nikel nella regione russa di Murmansk, di essere stato inseguito dai cani poliziotto e bersagliato dagli spari delle guardie di frontiera mentre attraversava di corsa un lago ghiacciato. Medvedev ha raggiunto una delle città norvegesi di confine, ha bussato alla prima casa che ha incontrato, chiedendo ai residenti di chiamare la polizia. Qui è stato arrestato e portato a Oslo in un centro per trasgressori delle leggi sull'immigrazione dove rimane sotto stretta sorveglianza. Sembra che Medvedev intenda testimoniare contro il capo della Wagner Prigozhin.

ESERCITAZIONI IN BIELORUSSIA - In tutto questo Putin comunque intravede segnali positivi dalle sue forze armate, anzi alla televisione di stato Rossiya 1 ha dichiarato che «l'operazione militare speciale» in Ucraina ha acquisito uno slancio positivo e sta andando secondo i piani. Kiev è particolarmente preoccupata delle nuove esercitazioni congiunte iniziate ieri in Bielorussia che potrebbero rappresentare il prodromo di un attacco da nord finalizzato a isolare Kiev. Potrebbe essere questa la strategia di Putin che conta così di arrivare a possibili negoziati con una vittoria operativa in mano. Non a caso ieri si è palesato puntuale come un orologio svizzero l'alleato di tutti e di nessuno, l'opportunista turco Erdogan che in una telefonata al presidente russo si è offerto ancora una volta come il mediatore.

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