Cina-Taiwan, il report: "Pechino sconfitta, conseguenze devastanti"
I piani di Pechino per invadere l'isola di Taiwan potrebbero avere degli esiti disastrosi per la Cina. La guerra di occupazione non avrebbe infatti alcuna chance di essere vinta da Xi Jinping e Taiwan - con il coinvolgimento immediato degli Stati Uniti e del Giappone - sarebbe salva. Ne è convinto il tink tank di Washington Center for strategic and international studies che ha realizzato un report basato su 24 diverse simulazioni di attacco anfibio da parte della Cina contro Taiwan. Lo studio intitolato "la prima battaglia della prossima guerra", come riporta il Foglio, prevedeno la disfatta della Marina dell'Esercito popolare di liberazione, nuovo fiore all'occhiello delle Forze armate guidate dal leader Xi Jinping: in tre settimane di conflitto i morti tra i soldati di Pechino potrebbero arrivare fino a diecimila, con 155 aerei e 138 navi da guerra persi. Insomma una catastrofe, ma anche per la Difesa americana i costi sarebbero giganteschi: almeno due portaerei affondate, fino a venti navi da guerra eliminate, oltre tremila soldati morti.
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La simulazione di guerra nel Pacifico messa a punto da Mark Cancian, colonnello dei Marine in pensione, insieme a Matthew Cancian ed Eric Heginbotham si basa sul fatto che Pechino dia il via all'invasione militare dell'isola con un attacco missilistico da terra su vasta scala, su Taiwan ma anche sul Giappone e sulle basi militari americane nell'arcipelago. Poiché la Cina ha dimostrato con le sue enormi esercitazioni militari attorno all'isola di essere in grado di effettuare un blocco navale attorno a Taiwan, nel giro di pochissime ore, in caso di conflitto, non ci sarebbe spazio per rifornire l'isola di attrezzature e armamenti. L'intervento americano sarebbe dunque inevitabile (come ha già confermato quattro volte il presidente Joe Biden) anche perché, si legge nel report, l'America è "più impegnata nella difesa di Taiwan rispetto a quella dell'Ucraina e più propensa a intervenire direttamente". L'esercito cinese si troverebbe così ad affrontare una sfida ancor più grande di quella affrontata da quello russo: "È più difficile attraversare 160 chilometri di acqua che un confine terrestre. Inoltre, una volta iniziato lo sbarco, non si può più tornare indietro".
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Lo studio del Csis si chiude con alcune raccomandazioni : Taiwan deve avere il necessario per difendersi prima di una eventuale invasione; le basi militari americane in Giappone e a Guam devono rafforzare le difese; è necessario produrre più missili antinave e più navi da guerra piccole e sacrificabili; bisogna lavorare sulla deterrenza e sulle alleanze internazionali. E magari il Partito comunista cinese non ci arriverà mai.
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