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Se nel governo di destra in Israele Netanyahu è a sinistra

David Zebuloni
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Contro ogni previsione, Netanyahu ha impiegato ben due mesi a formare quello che doveva essere il governo più omogeneo della storia dello Stato d'Israele. Tutti i suoi alleati, infatti, appartengono dichiaratamente a partiti di destra. Non centrodestra, non quasi destra, non forse destra. Tutti di vera destra. Nessuno escluso.


Una settimana doveva bastare al neo Premier per compiere la semplice impresa, eppure più King Bibi si spingeva in là nella negoziazione, e più capiva che vi era un unico elemento d'intralcio perla sua riuscita: lui stesso. Proprio così. Colui che è riuscito a rendere nello Stato d'Israele la parola sinistra un appellativo dispregiativo, si è d'un tratto reso conto di non essere abbastanza di destra per le aspettative dei suoi compagni di viaggio. Compagni che dal giorno delle elezioni ad oggi sono riusciti a scombussolare l'opinione pubblica con una frequenza quasi giornaliera, alzando pardon, abbassando - l'asticella del tabù sempre di più. Un destino crudele e forse ironico quello del sempreverde Benjamin Netanyahu, che questa mattina insedierà il nuovo governo. Un governo sudato e partorito al novantesimo minuto, ma, si spera, solido e duraturo. Un aneddoto fa sorridere i malpensanti: per volontà di Netanyahu, infatti, a presiedere la Knesset sarà Amir Ohana, l'unico parlamentare omosessuale del neo governo. Una coincidenza, secondo alcuni. Una scelta inconscia in perfetto stile freudiano, secondo altri. Una vera e propria protesta, secondo molti. Come a dire: il nuovo governo sarà di destra, sì, ma non di estrema destra. Un auspicio, il suo, condiviso da molti e molti israeliani. Non ci resta che aspettare.

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