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Joe Biden, annunci deliranti e dialogo coi morti: un anno da incubo

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Matteo Legnani
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Gaffe, strafalcioni, momenti di smarrimento durante discorsi o eventi ufficiali. Fox News e gli altri media conservatori americani vanno a nozze da ormai quasi due anni con le "prodezze" del 46° presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Su Google basta cercare "Biden gets lost" ("Biden si perde") per trovare una miriade di video in cui l'inquilino della Casa Bianca, al termine di un discorso o di un evento, non sa letteralmente dove andare, finché qualche assistente arriva a portarlo "in salvo". Scene che hanno spinto più volte i Repubblicani ad avanzare dubbi sulla lucidità mentale del presidente e sull'opportunità di una sua candidatura nel 2024, quando avrà 82 anni. Ai movimenti impacciati e allo sguardo vacuo, Biden ha poi spesso accompagnato gaffe clamorose. E i suoi collaboratori devono essersi presi dosi di tranquillanti, lo scorso 21 dicembre, quando a Washington è arrivato il presidente ucraino Zelensky. Per fortuna loro, Biden, in diretta pressochè mondiale, in quell'occasione ha evitato strafalcioni ma, pur tenendo in mano un foglio con gli appunti, è apparso comunque esitante in parecchi passaggi del discorso tenuto davanti al caminetto dello Studio Ovale, mentre Zelensky, in una lingua non sua come l'inglese, andava tranquillamente a braccio, spedito come un treno. Se in quell'occasione tutto è comunque filato più o meno liscio, in decine di altre situazioni è andata ben diversamente. E ieri il quotidiano conservatore della capitale Usa, il Washington Examiner, in vista della fine dell'anno ha voluto stilare una top 10 delle gaffe compiute dal presidente del corso del 2022.

 


Il 2 marzo, in uno dei primissimi discorsi successivi all'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe russe, il comandate in capo Usa ha sfidato il suo parigrado di Mosca, spiegando che «Putin potrà anche circondare Kiev coi i carri armati, ma non prevarrà mai sui cuori e sulle anime del popolo iraniano». Pochi giorni dopo, a un evento alla Casa Bianca che celebrava la fine del ramadan, ha spiegato che «non ci sono stati molti senatori provenienti dal Delaware (il suo Stato natìo, ndr). È un piccolo Stato. A dire il vero, non ce n'è mai stato nessuno». Biden voleva dire "presidenti", non "senatori" del Delaware. Dei quali, invece, ce ne sono stati 58 al Congresso, tra i quali lui stesso prima di diventare il vice di Obama. Il 28 aprile, dopo aver faticato non poco a pronunciare la parola"kleptocracy" a proposito della corruzione nel governo russo, ha spiegato di aver inviato «al Congresso un pacchetto di misure che ci permetteranno di rendere più efficaci i nostri sforzi per accogliere (accommodate) gli oligarchi russi...», salvo poi ridere lui stesso del suo errore pochi istanti dopo.
In giugno, a proposito dell'espansione della Nato, ha confuso la Svezia con la Svizzera, pur correggendosi subito, e anche con una certa classe, quando ha aggiunto «mio Dio, la Svizzera, sto diventando veramente ansioso su questa cosa di allargare la Nato. Intendevo la Svezia».

 

 


Lo scorso 8 luglio, ha chiuso un discorso in diretta tv dalla Casa Bianca, con accanto la vice Kamala Harris, con le seguenti parole: «End of quote. Repeat the line» (cioè: «Fine della citazione. Ripetere questa riga»), ossia leggendo le istruzioni scritte dai suoi collaboratori su ciò che avrebbe dovuto dire. Pochi giorni più tardi, il 17 luglio, ringraziando in Arabia Saudita le truppe americane impegnate in Medio Oriente, aveva sottolineato la loro «selfishness» (cioè il loro egoismo), quando invece avrebbe dovuto dire «selflessness» (cioè altruismo).
E il 20 (in un mese che è stato per lui disgraziatissimo), parlando in Massachussetts di cambiamento climatico, ha spiegato che «per questo io e tanta altra gente con cui sono cresciuto abbiamo il cancro», annunciando in pratica al Paese di avere un tumore e obbligando l'ufficio stampa della Casa Bianca a spiegare che in passato, prima di assumere l'incarico, il presidente aveva avuto alcune formazioni tumorali asportate ma che in quel momento era sano come un pesce. Il 30 settembre, intervenendo alla Casa Bianca alle celebrazioni del nuovo anno ebraico, ha spiegato candidamente che «Kamala (la sua vice Harris, ndr) non sarà l'ultima donna a essere vicepresidente, o presidente». Si è trattato, in quel caso, di una sola delle tante volte in cui Biden ha indicato la sua vice come "presidente", forse con ciò volendo sottilmente indicare da quale esponente democratico vorrebbe essere rimpiazzato nello Studio Ovale.

 


Il 3 ottobre il nonsense ha preso il sopravvento quando l'inquilino della Casa Bianca, presentando una deputata, ha spiegato che «New York (lo Stato, ndr) ha mandato non solo una deputata ma una delle più deputate del Congresso». Il 7 ottobre lo strafalcione è capitato proprio in apertura di un discorso in Maryland in vista delle elezioni di medio termine: «Let me start off with two words: made in America», ha esordito il presidente.

 

 

«Lasciate che inizi con due parole: made in America». Già: due o tre? Al di là della top ten, la gaffe delle gaffe, non solo dell'anno ma forse (glielo auguriamo) dell'intera presidenza, Biden l'ha fatta quando a settembre, al termine di un discorso, ha chiamato a raggiungerlo sul palco la deputata repubblicana Jackie Walorski, che era tragicamente scomparsa in un incidente automobilistico due mesi prima. «Jackie, sei qui? » ha chiesto il presidente rivolgendosi al pubblico in sala. «Dov' è Jackie? Pensavo che oggi ci sarebbe stata» ha proseguito, prima che qualcuno riuscisse a fermarlo. O a togliergli l'audio. 

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