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Bucha, per il massacro nessuna scusa: i negazionisti non li scordiamo

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Iuri Maria Prado
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Non chiederanno scusa. Non chiederà scusa il pensoso commentatore democratico, antifascista, antimafia, che sulla scena degli edifici rasi al suolo e degli ospedali inceneriti diceva che «Putin sta puntando sui suoi obiettivi, e nel frattempo cerca di non spaventare la popolazione». 

Non chiederà scusa il vanaglorioso reporter di guerra, gonfio come un batrace di menzogna denazificatrice, che a proposito del massacro di Bucha indugiava sulla probabilità di messinscena perché accanto ai cadaveri mancavano bossoli e sangue. Non chiederà scusa la feccia pacifista che accreditava immonde investigazioni argomentando che «è legittimo porre domande». 

 

Non ci saranno le scuse di questa gente a onorare l'elenco dei nomi dei massacrati che gli esecutori dell'operazione speciale, e i loro complici dell'informazione collaborazionista qui da noi, non sono riusciti a censurare e che ora emerge. I massacrati di Bucha non sapranno chi si impegnò a rinnegare il loro nome. Ma i responsabili di quel negazionismo noi li abbiamo visti all'opera. Non dimentichiamo ciò che è successo qui, se non vogliamo dimenticare ciò che è successo laggiù.

 

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