Covid, apocalisse in Cina: "File di bare e forni crematori pieni". Il mondo trema
Il Covid torna con virulenza in Cina. La prova? Gli annunci da parte delle amministrazioni di varie città che chiedono nuovi letti nelle terapie intensive e l'apertura di nuove "cliniche della febbre", ossia quei centri per la cura dei primi sintomi. Ma non è tutto, campanello d'allarme è la diminuzione delle scorte nelle banche del sangue. Diminuzione che stando al Corriere della Sera sta colpendo almeno sette province dove il livello è sceso al 16 per cento rispetto allo scorso anno. Non a caso dopo i due di ieri, la municipalità di Pechino ha registrato cinque morti nella giornata di martedì 20 dicembre.
Una cifra che però non convince, se si considera l'aumento di contagi. Dati non ufficiali parlano del 40 per cento dei 22 milioni di abitanti della capitale. Mentre la stampa internazionale riporta una situazione drammatica nei crematori. Qui sono addirittura state viste "file di carri funebri e raccolte testimonianze di parenti di persone decedute per Covid-19". Risultato? Le autorità cinesi hanno bloccato le strade di accesso ai due crematori presi d'assalto dai cronisti di Reuters e Bloomberg. Sono stati proprio loro a segnalare le lunghe code di auto nere con corone a lutto e visto il personale in tuta protettiva bianca scaricare le bare.
L'Agenzia France Presse riporta la testimonianza di un funzionario di un crematorio a Chongqing, megalopoli da 30 milioni di abitanti. "Non abbiamo più spazio per i corpi in lista d'attesa", spiega senza precisare se si tratti di Covid. Ancor meno ottimistiche le previsioni elaborate da istituti internazionali: il 60 per cento dei cinesi contagiati già nei prossimi mesi. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano dice che "il numero di vittime del virus è motivo di preoccupazione per il resto del mondo, considerati le dimensioni del Pil della Cina e quelle della sua economia. Avere una situazione di maggiore forza rispetto al Covid non è solo una cosa positiva per la Cina ma anche per il resto del mondo". Gli Stati Uniti, ha poi osservato, "continuano a somministrare vaccini e ad aiutare i paesi a superare la fase acuta del virus. Certamente speriamo che questo sia presto il caso anche nella Repubblica popolare della Cina". E a gettare benzina sul fuoco ci ha pensato il ministero egli Esteri cinese: "La Cina ha un vantaggio istituzionale sul resto del mondo". Parole che sollevano nuovi dubbi sul virus del sospetto e della rivalità.