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Price cap, gode Xi Jinping? Le conseguenze (molto) pericolose

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L'accordo trovato in Europa sul tetto al prezzo del gas ha stupito la Russia. Il primo a reagire è stato Vladimir Putin, che - a margine dell'incontro con Lukashenko - si è mostrato altezzoso e quasi indifferente rispetto al pericolo che il suo Paese sta correndo: "Resistiamo alla pressione da parte di Stati ostili, ai tentativi di isolare Russia e Bielorussia dai mercati globali, coordiniamo le risposte per ridurre al minimo l'impatto delle misure illegali sulle economie dei nostri Paesi".

 

 

Nonostante questo, però, lo zar ha detto di voler mantenere relazioni di lavoro "con molte controparti, tra cui Macron". Ieri invece il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha definito "inaccettabile" l'accordo europeo e ha assicurato che "verranno prese delle misure". Una reazione, comunque, potrebbe essere la decisione della Russia di rimodellare il suo mercato, guardando soprattutto a India e Cina. Questi due Paesi, tuttavia, non avrebbero alcuna intenzione di accettare accordi svantaggiosi solo per dare una mano a Mosca. 

 

 

 

Il leader cinese Xi Jinping - come riporta il Giornale, che cita il Wsj - "ha già dato indicazione di rafforzare i commerci con Mosca con l'aumento delle importazioni di gas, petrolio e altri beni. Ma per concretizzare, il Dragone mette sul piatto anche investimenti nelle infrastrutture della Federazione, come ferrovie e porti. Putin sarà cioè costretto a cedere qualche assett-gioello e accettare compromessi al ribasso sui prezzi dell'energia". In ogni caso, anche se Putin riuscirà a vendere il suo gas altrove, il rischio è che diminuisca il valore delle risorse: se non vendute in Occidente, infatti, andrebbero quasi sicuramente in saldo. Così, mentre l'Europa si mostra compatta sul price cap, India, Cina, Turchia già parlerebbero di uno sconto fino al 40%. Cosa che comporterebbe un "buco" ipotetico negli incassi di Mosca di circa 16,5 miliardi di dollari.

 

 

 

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