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Putin brutale con Shoigu: "Voglio sentirlo da te", per il ministro è finita?

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Nuovo raggelante faccia a faccia tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo ministro della Difesa Sergej Shoigu. Venerdì lo Zar ha tenuto una lunga serie di colloqui al Cremlino con i responsabili della campagna militare in Ucraina: riunioni alle quali hanno partecipato, fra gli altri, oltre a Shoigu anche il Capo di Stato maggiore Valeri Gerassimov e i vari comandanti militari. Putin li ha ascoltati separatamente, ha fatto sapere il Cremlino con un comunicato ufficiale, riportando le parole del presidente: "Mi piacerebbe sentire le vostre proposte sulle azioni da compiere nel breve e medio termine", ha detto durante la riunione. Secondo alcuni analisti, emergerebbero le difficoltà del capo nel gestire una situazione, l'invasione dell'Ucraina, che si sarebbe dovuta risolvere nel giro di poche settimane e che invece, con ogni probabilità, durerà almeno fino alla prossima primavera. Secondo altri, però, la propaganda puntava a far emergere la figura di un Putin che tiene a rapporto i sottoposti, tenendoli sulla corda.

 

 

 

 

"Venerdì - si legge nella nota del Cremlino - il presidente ha trascorso l'intera giornata con i vertici militari coinvolti nell'operazione militare speciale", come in Russia viene chiamata ufficialmente l'invasione del Paese vicino iniziata il 24 febbraio scirsi. "Mi piacerebbe sentire le vostre proposte sulle azioni da compiere nel breve e medio termine", ha detto Putin durante la riunione, di cui alcuni stralci sono stati mostrati dalla tv pubblica russa, nella giornata in cui una pioggia di missili colpiva l'Ucraina.

 

 

 

 

Secondo le ultime indiscrezioni, Putin starebbe però già progettando la campagna di primavera. Mosca starebbe preparando 200mila uomini per attaccare l'Ucraina su ampia scala e riprovare a prendere Kiev tra febbraio e marzo 2023, quando la capitale sarà forse provata da settimane di bombardamenti a tappeto e un inverno trascorso con la costante paura di restare senza gas e luce. Il Cremlino inoltre potrebbe sfoderare l'arma decisiva: "l'allargamento" della guerra con il coinvolgimento della Bielorussia, con il fedele alleato Aleksandr Lukashenko fin qui riluttante nell'appoggiare concretamente le operazioni militari russe.

 

 

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