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Vietato dire "Buon Natale", si offendono gli islamici: l'ultima follia

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Hoara Borselli
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All'università di Brighton, che è una delle più importanti università d'Europa, si stanno preparando alla pausa invernale. Chissà perché la direzione ha deciso una breve chiusura nei giorni immediatamente precedenti e successivi alla data del 25 Dicembre. La data, ci informano delle fonti interne, è stata scelta del tutto a caso. Alcuni di voi, magari, avranno notato la coincidenza della data del 25 Dicembre con il giorno nel quale alcune persone - in Europa e in due o tre altri continenti- festeggiano il cosiddetto Natale. È solo un caso questa coincidenza. Del resto, proprio in questi giorni è uscito un manuale della stessa università di Brighton nel quale si raccomanda agli studenti e ai professori di non usare mai la parola Natale. Perché non va usata? Che domande: perché, come appare del tutto ovvio, è un'espressione cristianocentrica. E dunque contiene in sé un forte valore discriminatorio, e in particolare un valore islamofobico, e quindi si presenta alle persone perbene come un evidente manifestazione di razzismo.


 

 

OBIEZIONE RESPINTA
Alcuni studenti hanno fatto notare che in realtà il Natale si riferisce a un anno - l'anno zero avanti e dopocristo - nel quale l'islam non esisteva. E dunque, hanno azzardato, non può esserci in quella parola nessun elemento di ostilità verso Maometto e la religione musulmana. La direzione dell'università ha respinto l'obiezione, con un certo sdegno, richiamandosi alla relatività del tempo - e in fondo anche dello spazio - concetto che da diversi lustri è stato acquisito dal sapere umano. Gli studenti ribelli si sono ritirati in buon ordine, e in questi giorni stanno mandando biglietti di auguri, ai loro amici e parenti, con su scritto: "felice pausa invernale" . Merry Christmas è bandito. Anche nei saluti a voce, nello scambio di abbracci ed eventualmente di regali, nei quartieri attorno all'università è iniziata l'abitudine di evitare in ogni modo ogni riferimento all'idea folle che le feste possano avere qualche collegamento con la figura di Gesù Cristo. Ecco che il politicamente corretto entra a gamba tesa nella religione e lo fa utilizzando la sua arma preferita, la cancel-culture. Ecco spazzate via usanze, tradizioni, credenze su cui i popoli hanno fondato le loro radici nella storia.
 

 

 

NUOVO BON TON 
Ma la nuova liturgia del pensiero unico non guarda in faccia a nessuno, neppure a Gesù e alla celebrazione della sua nascita. All'Università di Brighton però non si occupano solo di religione. Anche di buone maniere. Per esempio hanno vietato l'uso della parola "anziano". È anche questa una parola che tende a negare l'inclusività, a separare le categorie di persone e dunque - pensateci bene - a indurre al razzismo. Se uno dice: «mio nonno è anziano» sta dicendo una banalità o sta affondando il coltello nella sua voglia di dominio dei giovani, dei bianchi, delle razze? Il razzismo, ormai lo abbiamo imparato, si camuffa, si nasconde, è infido: poi riemerge sempre e all'improvviso ti dice buon natale. No, no, non è finita. Nel manuale di Brighton c'è il colpo vero al fascismo che torna sempre uguale. La denuncia dell'abominio di quella abitudine reazionaria di chiedere, a chiunque, il suo nome di battesimo. Giulio, Francesca, Emanuele... Attenti, dice Brighton, è una trappola. È un modo per abbindolarci e legarvi al sacramento, alla liturgia cristiana, allo strapotere ariano. Battesimo? ma come vi viene in mente di pronunciare questa parola oscena? Vietata, raus, stop. Vabbè, che devo dirvi. Io ci provo: buona Pasqua a tutti, fratelli e sorelle. 

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