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Prima della Scala, risposta pesante di Mosca: "Ancora c'è ragionevolezza"

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E se la rappresentanza della comunità ucraina ha protestato, dalla Russia arrivano solo esultanze. Mercoledì 7 dicembre alla Scala di Milano è andata in scena Boris Godunov di Modest Musorgskij, l'opera sulla storia dello Stato russo che ha inaugurato la Stagione d’Opera 2022/23. Una scelta parecchio contestata già nel pomeriggio, quando gli ucraini si sono radunati in piazza con tanto di bandiere, tra cui una con il volto di Vladimir Putin al centro di una svastica, e diversi cartelli. Alcuni recitavano frasi come "no ai musicisti russi che appoggiano la guerra", oppure "un minuto di silenzio in memoria del direttore della filarmonica di Kherson Yuriy Kerpatenko ucciso dall’esercito russo". 

Dall'altra parte, direttamente dal Cremlino, a giorni di distanza arriva il primo commento. "Per quanto riguarda questa rimozione - dice Dmitri Peskov, portavoce dello zar in dichiarazioni rese al quotidiano Izvestia citate dalla Tass - c'è ancora qualche sprazzo di ragionevolezza. In particolare la prima del Boris Godunov che si è svolta questa settimana a Milano, dimostra a mio avviso che non c'è assolutamente bisogno di abolire la cultura russa, che è meravigliosa e fa parte del patrimonio dell'umanità". 

La stessa Giorgia Meloni, incalzata dai giornalista, ha parlato chiaro: "Conoscete la mia posizione in tema di conflitto in Ucraina, ma penso che la cultura sia un’altra cosa e penso che non bisogna fare l’errore di mescolare dimensioni che sono diverse". Da qui la frecciata ai manifestanti: "Noi non ce l’abbiamo col popolo russo, con la storia russa, noi ce l’abbiamo con scelte di chi politicamente ha deciso di invadere una nazione sovrana. È una cosa diversa, secondo me è giusto mantenere le due dimensioni separate". 

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