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Crisi energetica, la colpa della Germania nel pasticcio con Putin

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Pubblichiamo ampi stralci del capitolo dedicato agli intrecci fra Germania, Ue e Russia, tratto dal libro "Riscatti e ricatti", di Roberto Napoletano, uscito per i tipi de La nave di Teseo.

Bisognerà che prima o poi qualcuno cominci a parlare seriamente del pasticciaccio tedesco che ha consegnato l'Europa energetica nelle mani di Putin e ha fatto fuori il progetto italiano di South Stream. Bisognerà capire fino in fondo quale è stato il ruolo dell'ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder e del suo compagno di merende, Matthias Warnig, uomo d'affari ed ex spia della Stasi, che si sono dimessi dal consiglio della compagnia petrolifera statale russa Rosneft per sottrarre i loro patrimoni alle sanzioni europee ricevendo attestazioni russe di «solidarietà» per «il continuo sostegno» e non hanno mai voluto dire una parola una di condanna per l'aggressione all'Ucraina del loro amico personale Putin.

Bisognerà che qualcuno prima o poi ricostruisca il ruolo di Schroeder, che è stato cancelliere dal 1998 al 2005, nella costruzione del gasdotto sottomarino Nord Stream per portare il gas russo in Germania, in cda di Rosneft dal 2017 e designato nel consiglio di sorveglianza della stessa Gazprom salvo rinunciare solo a fine maggio 2022. Forse, però, ancora di più bisognerà chiarire il pasticciaccio tedesco formato gigante che è quello di Nord Stream 2, dove agli alleati storici di Putin, Schroeder e Warnig, si è unito l'attivismo della cancelliera Merkel che ha portato tutta l'industria tedesca a essere coinvolta con quella russa intrecciando elementi di amicizia personale che tengono insieme la Berlino dell'Est e la San Pietroburgo dell'Occidente e cooperazioni industriali rafforzate a discapito della concorrenza interna europea con un disegno di business egemonico globale e una inconciliabile prospettiva di integrazione di questa Russia con la stessa Europa.

IL NORD STREAM 2 - Diciamo le cose come stanno. In Europa nessuno poteva immaginare che il prezzo del gas arrivasse dove è arrivato, da 20 a 80-100 euro per megawattora, con picchi di 170, a volte anche sopra i 200, e addirittura a 300 e passa... E quello che è venuto fuori dopo è molto legato proprio al pasticciaccio tedesco di Nord Stream 2, aggravato dal fatto che i russi con queste indebite prebende energetiche facevano cassa per invadere l'Ucraina e i tedeschi o nulla hanno capito o nulla hanno voluto che si sapesse.

 

Al netto dell'aumento del prezzo del gas che stava finanziando la guerra sotto la spinta congiunta russo-tedesca, l'inflazione era sotto il 2% e quando la politica monetaria europea reagisce lo fa perché c'è uno shock, ma lo fa senza capire bene che tutto parte da quel pasticciaccio e dal prezzo del gas che va assolutamente rimesso sotto controllo con un'azione europea congiunta estesa a tutti i meccanismi distorsivi collegati nella definizione dei prezzi dell'elettricità.

Chiariamoci una buona volta e per tutte. Non è normale che, dall'inizio dell'invasione in Ucraina, le importazioni tedesche dalla Russia sono aumentate del 60% e quelle dall'Ucraina diminuite dell'11%. Non è normale che il prezzo del gas si impenni quando la Gazprom annuncia una riduzione delle forniture adducendo come motivazione la mancata consegna di alcune attrezzature da parte della tedesca Siemens. (...) Questo non è più sopportabile perché le imprese e le famiglie italiane non possono continuare a pagare il prezzo del pasticciaccio tedesco che appartiene impunitoalla storia e le speculazioni della finanza olandese che continua a ingrassarsi anche sulla guerra ingiusta e sugli intrecci di potere inconfessabili. Draghi, la mente politica più lucida della nuova Europa, ha indicato in un cartello europeo che ponga un tetto al prezzo del gas russo e argini le anomalie collegate l'unica concretaviadi uscita. Bisogna crederci e bisogna volerlo. (...) Così come Madame Lagarde deve capire che i mercati vogliono certezze, non incertezze, e quello che ha detto, più di quello che ha fatto, dopo il consiglio direttivo della Bce ad Amsterdam il 9 giugno 2022 ha prodotto il risultato che lospread italiano ha chiuso a 250 punti, nuovo massimo dal settembre del 2013, con un nuovo record del rendimento del Btp decennale al 4,23%.

INFLAZIONE IMPORTATA - L'Europa non si può permettere il lusso di una guida della politica monetaria che non ha la forza di distinguere bene l'inflazione importata (a causa degli effetti distorti del pasticciaccio tedesco) da quella strutturale, ma soprattutto sbanda sulle comunicazioni al mercato di rotta monetaria e di strumenti da mettere in campo. La politica monetaria europea non può finire, per la debolezza di chi la guida, nel vicolo cieco dei governatori delle banche centrali baltiche che con Draghi non si permettevano neppure di parlare. (...) Madame Lagaffe doveva mettere in campo chiarezza di strumento e di rotta ed esclusione di tentennamenti di lungo corso, perché di presidenti della Bce francesi che non capivano nulla e hanno fatto pagare a italiani, spagnoli e greci un conto tanto pesante quanto ingiusto ne abbiamo già avuto uno. Si chiama Trichet e ha di certo la maggiore responsabilità della grande crisi dei debiti sovrani del 2011. (...) La situazione economica e internazionale, dopo il successo storico dell'iniziativa di Draghi a Kiev con i capi di Germania e Francia, non lasciava più spazi per neutralismi di sorta.

 

 

 

L'esatto contrario del balletto indecente, oltre che ipocrita, che ha scandito il comportamento dei più elevati in grado del movimento grillino. La corda che i grillini di Conte e Fico hanno tirato in Italia, fino a spezzarla - e a far cadere il governo capace di restituire al Paese un primato economico e di peso politico in Europa - in nome di un presunto pacifismo a fini inutilmente elettorali. (...)

TIRARE TROPPO LA CORDA - È la stessa corda tirata da Putin agli stessi fini mediatici tagliando le forniture di gas all'Europa, che è oggettivamente una mossa da disperato. La riprova ne è che i vertici di Gazprom non condividono questa stretta di Putin, in quanto preferirebbero prezzi giusti più bassi, perché non sono nel loro interesse prezzi alti e instabili. Sanno bene che l'instabilità allontana il cliente Europa dal gas: c'è chi si fa il nucleare, chi le rinnovabili, chi attinge al carbone, tutti aumentano le produzioni interne e fanno accordi internazionali di medio termine per gas liquido mentre loro, Gazprom e dintorni, hanno riserve di miliardi e miliardi di metri cubi di gas da sfruttare e percepiscono il rischio concreto che, tra un giochetto mediatico e l'altro di Putin, accada loro quello che è successo in passato all'Arabia Saudita con il petrolio. Gazprom sabene che su 247 miliardi di metri cubi di gas 159 sono comprati dall'Europa (dati 2021), e Putin fa lo splendido perché taglia le forniture come rappresaglia politica e il prezzo vola grazie alla inevitabile speculazione che ingrassa i proventi olandesi, ma sa anche che se l'Europa fa quello che Draghi ha suggerito da tempo, e cioè pone un tetto massimo ragionevole al prezzo e fa cartello, o la Russia accetta questa minestra o non ha più entrate valutarie e va in default. (...) Intanto l'Eni ha ritrovato finalmente la sua centralità europea negli approvvigionamenti energetici, è il partner prescelto dal Qatar perla nuova piattaforma di gas liquido, e il prezzo concordato ritenuto di livello alto è di 30 euro a megawattora. Questo solo per dire che non solo dall'Algeria al Congo all'Egitto fino al Qatar siamo tornati ai tempi di un'Italia primo player europeo nell'approvvigionamento di gas per l'Europa, partendo dal Sud verso il Nord con la leadership sulle due sponde del Mediterraneo, ma anche che guerra o non guerra, (...) poi alla fine il prezzo del gas dovrà tornare intorno ai suoi livelli fisiologici. Che sono quelli del mercato prima di essere alterato dai piani finanziari-militari della Russia di Putin che faceva affari coni tedeschi e aveva deciso, forse addirittura con il loro silenzio-assenso, un giorno lo si capirà, di annettersi ilgranaio e l'industria d'Ucraina. 

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