Cristiani, ecco perché fa comodo ignorare la strage
I cristiani perseguitati continuano ad essere, da anni, le vittime più dimenticate e misconosciute. Di loro non si parla nell'"Agenda Progressista del Giornalista Collettivo". Per l'ideologia politicamente corretta, che è egemone nell'establishment occidentale, sembra che essi neanche esistano come vittime. Eppure sono il gruppo religioso più colpito del pianeta e la loro situazione peggiora di anno in anno. A documentare questa tragedia e ad aggiornare i dati, confatti e testimonianze, provvede il "Rapporto" puntualmente redatto dalla Fondazione pontificia "Aiuto alla Chiesa che soffre", che, nella sua ultima edizione, ha un titolo molto eloquente: "Perseguitati più che mai. Rapporto sui cristiani oppressi per la loro fede 2020-2022".
Il Rapporto di quest' anno si apre con due testimonianze.
La prima è quella di padre Abayomi, viceparroco della chiesa di San Francesco Saverio a Owo, nello Stato nigeriano di Ondo, che è stata attaccata il 5 giugno 2022, durante la Messa di Pentecoste (40 vittime e decine di persone gravemente ferite). Dopo aver raccontato le terribili ore dell'attacco, il sacerdote scrive: «La pubblicazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) è di vitale importanza, in quanto evidenzia le terribili minacce che i nostri fedeli devono affrontare. Non sono solo i cristiani in Nigeria a soffrire, ma anche quelli in Pakistan, Cina, India e in molti altri luoghi. I cristiani vengono uccisi in tutta l'Africa, le loro chiese vengono attaccate e i villaggi rasi al suolo. In Pakistan, sono detenuti ingiustamente sulla base di false accuse di blasfemia. In Paesi come l'Egitto, il Mozambico e il Pakistan, le ragazze cristiane minorenni vengono rapite, violentate, costrette a convertirsi e a sposare uomini di mezza età. In Cina e in Corea del Nord, i governi totalitari opprimono i fedeli, monitorando ogni loro movimento. E, come mostra questo Rapporto, la lista degli abusi è lunga. La Chiesa sofferente ha bisogno di persone che parlino per noi. Affinché le uccisioni si fermino è necessario che più organizzazioni come Aiuto alla Chiesa che Soffre proclamino la verità su ciò che sta accadendo ai cristiani in tutto il mondo. Altrimenti, resteremo per sempre perseguitati e dimenticati».
Il vescovo nigeriano mons. Jude Arogundade si è chiesto: «Quanti cadaveri sono necessari per attirare l'attenzione del mondo?».
La seconda testimonianza è quella della suora francescana Gloria Cecilia Narváez che è stata sequestrata in Mali (Africa occidentale) e «tenuta in ostaggio da militanti islamici per quattro anni e mezzo, periodo durante il quale è stata ripetutamente torturata fisicamente e psicologicamente». Dopo la sua liberazione «ha riferito come la sua fede cristiana fosse la principale fonte dell'astio nei suoi confronti e ha raccontato come i suoi rapitori si infuriassero quando lei pregava. In un'occasione, quando un capo jihadista l'ha trovata a pregare, l'ha picchiata dicendo: "Vediamo se quel tuo Dio ti fa uscire di qui". "Si è rivolto a me usando parole molto forti e offensive", ha aggiunto suor Gloria. "La mia anima ha tremato per quello che diceva questa persona, mentre le altre guardie ridevano sguaiatamente ad ogni insulto che ricevevo"». La suora francescana ha vissuto la sua prigionia e le torture con questo animo: «Mio Dio, è difficile essere incatenati e picchiati, ma vivo questo momento cosi®come Tu me lo offri... E, nonostante tutto, non vorrei che ad alcuno di questi uomini (cioè i miei rapitori) venisse fatto del male».
Queste persecuzioni stanno aumentando. Già negli anni scorsi «i dati del "Pew Research Center" per il 2019 mostravano che i cristiani, in più Paesi, erano più perseguitati di qualsiasi altro gruppo religioso. Vi è stato anche - scrive il Rapporto dell'Acs - un improvviso aumento del numero di Paesi in cui si registravano violazioni contro i cristiani: da 145 nel 2018 a 153 nell'anno seguente. La World Watch List 2022 di "Porte Aperte" ha riportato "cambiamenti di portata epocale nel panorama delle persecuzioni" ai danni dei cristiani. Per la prima volta nei 29 anni di storia di questo studio, tutti i 50 Paesi in cui si commettono maggiori violazioni della libertà religiosa sono stati classificati con livelli di persecuzione "elevati"».
Il Rapporto dell'Acs documenta un ulteriore peggioramento nel periodo ottobre 2020-settembre 2022 (fra l'altro non solo violenze ai danni dei cristiani, ma anche contro altre minoranze) che deriva da cambiamenti di regime (come in Afghanistan, con il ritorno dei talebani) o da un aumento della repressione in regimi come Corea del Nord, Cina, India e Myanmar.
Ma c'è pure una «escalation della violenza spesso finalizzata all'allontanamento dei cristiani» da parte di «attori militanti non statali. A questo proposito, preoccupa in particolar modo l'Africa, dove l'estremismo minaccia comunità cristiane tradizionalmente molto radicate. In Nigeria e in altri Paesi, questa violenza supera palesemente la soglia di un possibile genocidio».
Il direttore di ACS Alessandro Monteduro, intervistato da Valerio Pece del "Timone", ha spiegato che fino al 2015 certi paesi non conoscevano persecuzioni religiose, mentre «oggi sono l'epicentro del fenomeno. Penso ai paesi della fascia del Sahel». Infatti gli affiliati all'Isis sconfitti in Iraq hanno trovato rifugio in quest' area africana e hanno portato un grosso cambiamento: «Il Burkina Faso è un caso emblematico poiché è addirittura il terzo paese più povero al mondo, e capiamo bene che laddove non c'è speranza, laddove imperversano incuria e corruzione, non è affatto difficile operare proselitismo». Prima che l'Africa si trasformi in un condominio di Cina ed islamisti - fra l'altro provocando enormi ondate migratorie - è necessario intervenire per aiutare lo sviluppo di quel continente, come ha chiesto il Papa di recente: «Il problema dei migranti va risolto in Africa. Ma se pensiamo l'Africa con il motto "L'Africa va sfruttata", è logico che la gente scappi. L'Europa deve cercare di fare dei piani di sviluppo per l'Africa». È esattamente quello che ha prospettato Giorgia Meloni nel suo discorso di insediamento: «Credo che l'Italia debba farsi promotrice di un "piano Mattei" per l'Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell'area sub-sahariana».