Putin, fortificazioni anche in Russia: perché è un segnale drammatico
Viste le recenti débâcle militari, la Russia sta iniziando a valutare anche gli scenari peggiori e ha annunciato che sono in corso lavori di fortificazione in Crimea, dopo il ritiro delle truppe dalla vicina città di Kherson sulla sponda sinistra del fiume Dnepr: «Sono in corso lavori sul territorio della Crimea per garantire la sicurezza», ha affermato Sergei Aksionov, il governatore insediato da Mosca dopo l'annessione della penisola nel 2014. Considerando il collasso della linea di contatto per diverse decine di chilometri verso il Mar Nero, i territori più a nord della Crimea sono già oggi all'interno del raggio di tiro dei lanciarazzi americani Himars forniti all'Ucraina, e sebbene le linee di difesa russe siano state rinforzate sfruttando la protezione geografica offerta dal largo letto del Dnepr, Mosca sta comunque prendendo precauzioni nel caso in cui Kiev, con l'aiuto di nuove forniture speciali anfibie dall'Occidente, dovesse riuscire ad attraversare il fiume. Oltre che nei teatri operativi come il Donbass, dov' è stata organizzata la cosiddetta "Linea Wagner" che corre svariate decine di chilometri nell'entroterra tra la regione di Donetsk e quella di Lugansk, delle linee di difesa sono state realizzate anche nelle regioni della Russia "storica", come Belgorod e Rostov sul Don. Tutti segnali che stanno a indicare che il conflitto rischia di essere molto lungo ma soprattutto imprevedibile anche per chi, come il governo russo, continua a dichiarare di essere certa della vittoria finale.
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ERDOGAN CI PROVA - Il più delicato campo di battaglia al momento resta comunque quello diplomatico. Spiragli di negoziazioni dirette non se ne vedono, ma il mediatore per eccellenza, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, continua a tenere il suo filo diretto con Mosca nella speranza di riuscire a trovare la chiave di volta per far sedere Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky attorno a un tavolo. Ieri, intanto, Erdogan e Putin hanno parlato dell'accordo sul grano e «sottolineato l'importanza di un'attuazione completa e totale» dell'intesa prorogata di 120 giorni: «Considerando il rinnovo per i prossimi 120 giorni del periodo effettivo degli accordi di Istanbul del 22 luglio sull'esportazione di grano ucraino dai porti del Mar Nero e la rimozione degli ostacoli all'esportazione di prodotti agricoli e fertilizzanti russi verso il mercato internazionale, Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan hanno sottolineato l'importanza di un'esecuzione completa e totale di questo pacchetto di accordi», recitala nota diramata al termine della telefonata. Nei vertici russo-turchi si parla spesso anche di colloqui di pace, che però secondo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov vengono sistematicamente rifiutati dall'Ucraina. In questo senso, secondo i russi, gli Stati Uniti dovrebbero «esercitare un'influenza su Kiev» ammorbidendone la posizione sul tema delle trattative, mentre anche altre iniziative, come quella che il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi ha detto di voler affidare a Silvio Berlusconi, per Peskov sono «bene accette».
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INVERNO IN ARRIVO - Il problema è che man mano che trascorrono le settimane il gelo aumenta. E non solo quello di carattere meteorologico che dopo gli attacchi missilistici russi ha costretto almeno 10 milioni di cittadini ucraini a dover fare i conti con i blackout e le alternanze di corrente elettrica (il ministro ucraino Denys Shmyhal ha annunciato che «quasi la metà del sistema energetico ucraino è stato messo fuori uso»), ma anche il gelo diplomatico. Nelle scorse ore è diventato virale un video che mostra alcuni soldati ucraini filmare la resa di una decina di militari russi nella regione di Lugansk. Nonostante siano stati disarmati e fatti sdraiare a terra, nei fotogrammi successivi ripresi da un drone i soldati russi appaiono tutti morti immersi in una pozza di sangue dopo quella che sembrerebbe un'esecuzione sommaria.
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RAPPORTO ONU - La Russia ha accusato l'Ucraina di crimini di guerra e ha assicurato che Zelensky sarà chiamato a risponderne: «L'uccisione intenzionale di oltre 10 militari russi immobilizzati da parte delle forze armate ucraine, con colpi diretti alla testa, non può essere presentata come una "tragica eccezione" sullo sfondo del presunto rispetto generale dei diritti dei prigionieri di guerra da parte del regime di Kiev- ha affermato il ministero della Difesa russo - Non si tratta né del primo né dell'unico crimine di guerra, ma è pratica comune delle forze armate ucraine semplicemente ignorata dai loro protettori occidentali». Appena quattro giorno fa l'Ohchr, agenzia Onu per i diritti umani, ha pubblicato un report accusando sia la Russia che l'Ucraina di aver violato le convenzioni di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra, e di essere responsabile di torture, sevizie, umiliazioni e uccisioni di massa dei soldati catturati.
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