Cremlino, il colloquio segreto: come vogliono "piegare" Zelensky
Mentre Volodymyr Zelensky continua a manifestare l’intenzione di non volersi fermare a Kherson, ma di voler riprendere anche il controllo sul Donbass, dagli Stati Uniti iniziano ad aumentare le pressioni affinché il presidente ucraino cominci a pensare a richieste realistiche e alle priorità per i negoziati con la Russia. Tra l’altro da diverse settimane vanno avanti dei colloqui riservati tra la Casa Bianca e il Cremlino, sfociati nell'incontro avvenuto ad Ankara.
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I capi dell’intelligence russa ed americana si sono incontrati oggi, lunedì 14 novembre, nella capitale turca. Lo ha confermato un portavoce della Casa Bianca, dopo che il portavoce del Cremlino non si era voluto sbilanciare, non confermando né smentendo la notizia. Gli Stati Uniti ci hanno tenuto a precisare che l'obiettivo principale dell'incontro era di "mettere in guardia" Mosca contro "l'uso delle armi nucleari in Ucraina". Ufficialmente quindi dagli americani non è arrivata alcuna pressione sull'inizio di negoziati o su possibili soluzioni del conflitto. Prima ancora del colloquio, la Russia aveva ribadito di ritenere “inaccettabili” le condizioni poste da Zelensky per l’avvio di un negoziato, ovvero il ritiro totale da parte di Mosca dall’intero territorio ucraino, compreso il Donbass.
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Allora dagli Stati Uniti è arrivato un pizzino diretto a Zelensky: “Kiev dovrebbe cominciare a richieste realistiche, compresa una riconsiderazione dell’obiettivo dichiarato di riconquistare la Crimea”, è il suggerimento di Jake Sullivan, consigliere alla sicurezza. Primi segnali da Washington, dove si vuole provare a “forzare” la soluzione diplomatica per mettere fine a un conflitto che sta facendo male a tutti. Anche se ufficialmente gli americani dichiarano che spetta all’Ucraina decidere tempi e modi delle trattative, il New York Times parla di una spaccatura alla Casa Bianca tra chi vorrebbe spingere per i negoziati e chi invece crede ancora a una vittoria militare totale sul campo.