I repubblicani preparano l'impeachment di Biden
In dieci, tutti deputati Repubblicani, nei due anni trascorsi con Joe Biden alla Casa Bianca, hanno avviato richieste di impeachment contro il presidente e i suoi principali collaboratori. Ma tutti i 21 tentativi sono andati a vuoto, con la Camera dei Rappresentanti (come peraltro il Senato) in mani democratiche, seppur per una manciata di poltrone (cinque). La situazione pare essere destinata a cambiare dopo le elezioni di "metà mandato" dell'8 novembre, dalle quali, almeno stando ai sondaggi, potrebbe uscire un Congresso a maggioranza ribaltata. I Repubblicani appaiono, in particolare, favoriti per controllare la Camera, che è il ramo del Congresso che può dare il via libera a una richiesta di impeachment con un voto favorevole della maggioranza semplice dei deputati presenti. E se tra una settimana andrà secondo le attese, «dobbiamo attenderci una richiesta di impeachment alla settimana» ha detto qualche giorno fa il deputato repubblicano Adam Kinzinger. È di inizio mese la notizia lasciata trapelare secondo cui l'Fbi avrebbe in mano elementi sufficienti a mandare a processo Hunter Biden, il figlio dell'inquilino della Casa Bianca, dopo una lunga indagine riguardante i suoi presunti illeciti fiscali e le false dichiarazioni rese in occasione dell'acquisto di una pistola. Agli affari poco trasparenti all'estero, in Paesi come la Cina e in particolare l'Ucraina già da vicepresidente di Obama, Joe Biden avrebbe fornito uno scudo. Altrettanto, è l'accusa dei Repubblicani, il presidente starebbe facendo nel corso della corrente amministrazione: come sottolinea politico.com, «nel suo primo giorno in carica Biden ha nominato capo a interim della divisione criminale del Dipartimento di Giustizia un socio dello studio legale che difende il figlio», con l'intento di sorvegliare le indagini in corso su Hunter.
SOCIETÀ OFFSHORE
Secondo un documento reso pubblico nei giorni scorsi dai Repubblicani, si stima che la società offshore Rosemont Seneca Bohai LCC di Biden junior abbia ricevuto almeno 3,5 milioni di dollari tra l'aprile 2014 e novembre 2015 dalla società ucraina Burisma. Cifra che potrebbe essere «solo la punta dell'iceberg, visto che spiega il documento- Biden jr ha lasciato il consiglio di Burisma solo nel 2019. Dai cinesi Hunter avrebbe ricevuto più di 5 milioni, e due ne avrebbe presi per l'attività di lobby finalizzata a sbloccare alcuni asset in Libia. In seguito - si legge ancora nel documento - il figlio del presidente avrebbe evitato di dichiarare al fisco americano quasi la metà di quegli importi».
Alcuni alti esponenti della destra repubblicana si stanno già muovendo. Tra loro c'è l'89enne senatore e membro della commissione Giustizia, Chuck Grassley, che ha chiesto all'Fbi di fare avere al più presto al Senato tutte le informazioni raccolte dall'agenzia riguardo ai rapporti tra Biden jr e oligarchi stranieri. Se, infatti, è la Camera a poter votare a favore dell'avvio della procedura di impeachment, anche il Senato può avviare indagini che portino in quella direzione (oltre a essere l'ultimo a decidere sull'effettivo impeachment del presidente).
IHOR KOLOMOISKY
Tra le personalità dal profilo discutibile che potrebbero avere un ruolo chiave nella vicenda c'è, secondo il documento diffuso dai Repubblicani, l'oligarca ucraino Ihor Kolomoisky. Accusato di truffa su larga scala nel 2014 per gli affari poco chiari della sua PrivatBank e fuggito all'estero, Kolomoiski ha fatto il suo rientro a Kiev nel 2019, dopo la vittoriosa campagna presidenziale dell'attuale leader ucraino Volodymyr Zelensky, della quale è stato uno dei maggiori finanziatori. Cambiato il ventoalla Casa Bianca dopo il successo dei Democratici, Kolomoisky, che aveva scommesso sulla rielezione di Trump, è stato presto messo da parte dallo stesso Zelenski, al punto da essere privato della cittadinanza ucraina. Nel frattempo, anche l'Fbi ha avviato un'indagine sudi lui, dato che proprio dalla PrivatBank sono passati i pagamenti effettuati dalla Burisma a Biden jr e alle sue società offshore. E una sua estradizione negli Usa come testimone di un eventuale processo al figlio del presidente, resa più facile dalla revoca della cittadinanza, potrebbe rivelarsi una bomba anche per l'amministrazione. Tra gli esponenti repubblicani che fin qui hanno dato più battaglia alla permanenza di Biden alla casa Bianca c'è la deputata della Georgia Marjorie Taylor Greene. Autrice di ben cinque proposte di impeachment contro il presidente, in una recente email di raccolta fondi per le elezioni ha scritto - come riporta il New York Times - che «è tempo per il congresso di processare e rimuovere Biden dalla sua carica». Quel che è certo è che, se i repubblicani dovessero aggiudicarsi la Camera e l'attuale leader della minoranza Kevin McCarthy, candidato a diventarne il presidente, non potrà non tenere conto, ai fini della sua elezione, delle pressioni dell'ala destra del partito, che già oggi guarda all'inizio del prossimo anno come l'ora zero della cacciata di Biden. E la pressione sarà enorme se Donald Trump deciderà di spingere anche lui in quella direzione, non fosse altro che per vendicarsi delle due procedure di impeachment che ha dovuto subire dai Democratici nel corso della sua presidenza.