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Putin umiliato ancora: "Stop alle manovre congiunte", qui cambia tutto

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L'ex impero sovietico inizia a traballare. Un segnale arriva dal Kirghizistan, che ha deciso di annullare le esercitazioni congiunte con la Russia. Le grandi manovre militari, dal nome che oggi suona beffardo "Fratellanza indistruttibile 2022", si sarebbero dovute tenere sul suo territorio fra il 10 e il 14 ottobre, con la partecipazione dei russi e cinque paesi alleati. Il motivo sono i recenti scontri al confine con il Tagikistan, ma si tratta di un altro segnale di come la guerra in Ucraina stia cambiando gli equilibri in tutta l'area.

 

 

 

"Dov'era la 'fratellanza indistruttibile' quando i nostri villaggi erano attaccati da un membro della nostra alleanza?", ha detto alla Cnn il vice premier kirghiso, Edil Baisalov, riferendosi all'attacco tagiko denunciato dal suo paese a metà settembre. Allora morirono 63 cittadini kirghisi mentre altri 140mila hanno dovuto lasciare le loro case. Kirghizistan e Tagikistan fanno parte dell'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto), assieme a Russia, Armenia, Bielorussia e Kazakistan. "Come potremmo ospitare truppe tagiche sul nostro territorio per condurre esercitazioni?", si è chiesto Baisalov. "Sappiamo che i russi hanno problemi altrove- ha proseguito, riferendosi alla guerra in Ucraina - ma mi domando che sono a fare una superpotenza. Una superpotenza dovrebbe fare attenzione a tutte le aree di responsabilità". I presidenti di Kirghizistan e Tagikistan erano stati invitati al vertice di San Pietroburgo in occasione del compleanno del leader russo Vladimir Putin, il 7 ottobre, assieme ad altri leader di ex repubbliche sovietiche. Ma il presidente kirghiso non c'è andato. E l'onorificenza "Ordine al merito per la patria", conferita in questa occasione da Putin al presidente tagiko Emomali Rahmon per "aver assicurato stabilità e sicurezza regionale" non è stata affatto gradita. Kurghizistan e Tagikistan hanno entrambi assunto una posizione neutrale sull'invasione russa dell'Ucraina. 

 

 

 

Intanto, undici capi di Stato hanno confermato la loro partecipazione alla Conferenza sull'interazione e sulle misure di rafforzamento della fiducia in Asia (Cica) che si tiene domani e giovedì ad Astana, la capitale del Kazakistan fresca di ritorno al 'vecchio' nome dopo la breve parentesi Nur Sultan. Come ha precisato il portavoce del ministero degli Esteri kazako, Aibek Smadiyarov, sono attesi al vertice - che si tiene in un momento di forti tensioni regionali - i presidenti di Azerbaigian, Iraq, Iran, Qatar, Kirghizistan, Territori palestinesi, Tagikistan, Russia, Turchia e Uzbekistan. Oltre a loro ci saranno il vice presidente vietnamita e i rappresentanti di Cina e di altri cinque Paesi. Al momento sono 27 gli Stati membri della Cica, che tutti insieme rappresentano il 90% del territorio e della popolazione asiatica, fanno notare i media kazaki, sottolineando che cinque organizzazioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite, hanno lo status di osservatore. 

 

 

 

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