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Putin e l'atomica, il generale Kellog: "Cosa faranno Biden e Cina"

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Cosa farà la Casa Bianca se Vladimir Putin sgancerà una bomba atomica tattica in Ucraina? E' dalla risposta a questa domanda, spiega ingenerale Keith Kellog, che dipende il futuro del mondo. Intervistato dal Corriere della Sera, il 78enne veterano di tre guerre (Vietnam e le due in Iraq), ex consigliere di Donald Trump e oggi co-presidente del Center for American security, riflette sullo scenario che ci aspetta: "A questo punto dobbiamo prepararci, perché è reale la possibilità che Putin faccia ricorso alle armi nucleari. Vedo, però, molta incertezza nell'Amministrazione Biden e tra i partner europei della Nato". Di una cosa è però sicuro: la reazione della Cina. "Se Putin ricorre al nucleare, penso che possa scordarsi la scommessa che ha fatto su Pechino. I cinesi hanno una loro agenda e certamente non vogliono in alcun modo essere coinvolti in un'escalation atomica".

 

 


Nessuno, sottolinea il generale, è in grado di sapere se Putin sta bluffando o pure no. "Non possiamo leggere la sua mente. Però possiamo immaginare quali siano le scelte che abbia davanti.Non molte in verità, visto che le cose sul campo di battaglia continuano ad andare male per i russi. Il contrattacco degli ucraini nella zona di Kherson è importante: un fronte strategico che può decidere le sorti dell'intera guerra". E proprio perché le cose stanno virando al peggio per Mosca, la possibilità che Putin ricorra alle armi nucleari "purtroppo è reale. Putin ora dovrà spiegare perlomeno agli oligarchi, all'establishment militare a che cosa sia servito mandare al macero circa 70mila soldati, tra morti e feriti, cioè un numero molto superiore alle perdite registrate dai russi nei 10 anni di guerra in Afghanistan". Da qui la mossa disperata dell'atomica tattica.

 

 

 

Tra Stati Uniti e Nato la linea su una eventuale risposta non è chiara. Si va dal "lancio di bombe nucleari sulle basi russe, all'inizio di una guerra convenzionale. A me sembra, invece, che qui la questione sia essenzialmente politica". Il presidente americano per ora nicchia perché l'Ucraina non fa parte della Nato e dunque non ci sarebbe "obbligo" di coinvolgimento diretto nel conflitto per Washington. "Non ho sentito il Presidente americano dichiarare con chiarezza che, in caso di attacco nucleare, gli Usa reagiranno come se l'Ucraina facesse parte della Nato - ragiona Kellog -. Credo ci siano anche molte resistenze tra i grandi Paesi europei. L'Europa è parte del problema, non della soluzione. Gli europei non hanno contrastato abbastanza Putin come avrebbero dovuto fare fin dal 2014, con il primo attacco all'Ucraina. È un tema che vale anche oggi. Il 75% degli aiuti all'Ucraina arriva dagli Stati Uniti. Dov' è l'Europa?".

 

 

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